Storia del massacro di Katyn, uno dei crimini bellici più crudeli ed efferati commessi durante la seconda guerra mondiale, ma di cui ben pochi sono a conoscenza, a causa dell'infame reticenza del regime sovietico. Nel 1939 la Germania nazista invase la Polonia con la complice connivenza dell'URSS, facendo così scoppiare il secondo conflitto mondiale. I sovietici catturarono circa 250mila soldati polacchi e trattennero gli ufficiali in campi di prigionia. Nel 1940 Stalin diede ordine di ucciderli tutti e così 22mila graduati dell'esercito polacco furono giustiziati nei boschi di Katyn, in territorio sovietico, al confine tra la Russia europea e la Bielorussia. Nel 1941 i nazisti attaccarono la Russia, infrangendo il patto Ribbentrop-Molotov di due anni prima, e durante l'avanzata militare scoprirono i morti nelle fosse comuni di Katyn. I leader sovietici negarono ogni accusa e diedero la colpa ai tedeschi. La verità è emersa soltanto 50 anni dopo, con una dichiarazione ufficiale del presidente russo Eltsin, che ammise che lo sterminio venne ordinato da Stalin ed eseguito dai soldati sovietici. Capolavoro storico biografico di Andrzej Wajda, che ricostruisce con lucido realismo, impeccabile rigore e veemente indignazione la storia di un eccidio brutale e della cortina di menzogne che hanno provato a celarne l'ignominia per oltre mezzo secolo. E' il racconto di un crimine orrendo, disumano, imperdonabile. E di un'infamia collettiva forse ancora peggiore, perchè protratta "scientificamente" a posteriori, per lungo tempo e, quindi, a mente fredda. Il grande regista di Suwałki è doppiamente coinvolto emotivamente in questa triste pagina di disonore: perchè polacco e perchè suo padre, capitano dell'esercito, era uno degli ufficiali giustiziati nel massacro. La madre del regista ne attese il ritorno per anni, visto che il suo nome (insieme a quello degli altri 22mila) non compariva negli elenchi ufficiali. E poi, per altri anni ancora, attese invano che la verità fosse finalmente rivelata. Nonostante queste premesse Katyn è un film inattaccabile, preciso nella ricostruzione storica, minuzioso nei particolari, ideologicamente obiettivo, realisticamente sconvolgente, non rancoroso ma piuttosto indignato, affranto, atterrito, sconsolato e pietosamente vicino alle vittime. E' un atto d'accusa implacabile contro la guerra, contro l'odio, contro le ingiustizie e contro le tenebre della natura umana, non soltanto contro il regime sovietico che si macchiò di questa spregevole strage. Al di là della sua importanza come documento storico, che finalmente ha rotto il velo del vergognoso silenzio, e della sua necessità come granitico baluardo della memoria collettiva, è anche un film cinematograficamente straordinario, potente, denso di patos, teso ed emozionante, recitato benissimo da un cast tutto polacco e stilisticamente sopraffino. Dal punto di vista narrativo la pellicola segue un doppio binario: un diario che racconta gli eventi giorno per giorno (che è l'autentico diario di una delle vittime, il maggiore Adam Solski, ritrovato nel 1943 dai tedeschi in una tasca della sua divisa nella fossa comune) e la prospettiva emozionale delle donne a casa, colpite doppiamente, prima dalla morte dei loro cari e poi dall'abominevole inganno. La sequenza finale del massacro, effettivamente terribile nella sua cruda messa in scena, è una pagina dolorosa e necessaria di grandissimo cinema. Alla sua uscita ebbe un enorme successo in Polonia, mentre venne addirittura proibito in Russia, tra mille polemiche politiche, rimanendo bloccato dalla censura per 3 anni. Alla fine fu finalmente sdoganato, anche grazie all'azione incessante di artisti ed intellettuali, tra cui ricordiamo il regista moscovita Nikita Sergeevič Michalkov. Nel resto d'Europa ha avuto, purtroppo, distribuzione e visibilità molto limitata, anche a causa delle controversie suscitate. Un boicottaggio omertoso in malafede oppure un ignavo menefreghismo storico? In ogni caso è evidente che l'essere umano sembra non imparare mai dai suoi errori, ma, per fortuna, esistono anche registi come Andrzej Wajda e coraggiosi film di denuncia come Katyn.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento