Negli anni '70, mentre la società statunitense è scossa dalle lotte per i diritti civili degli afroamericani, Ron Stallworth, primo detective di colore della polizia di Colorado Springs, deve affrontare il pregiudizio e l'ostilità quotidiana dei suoi colleghi che, per malcelato razzismo, trovano ogni pretesto per isolarlo. Ma l'uomo non si scoraggia e s'imbarca in una missione investigativa ad alto rischio: infiltrarsi nel Ku Klux Klan locale per smascherarne i crimini. Per farlo si "finge bianco" e razzista, contatta l'organizzazione telefonicamente e riesce ad arrivare, grazie alla sua convincente parlantina, fino al Gran Maestro in persona. Ma dopo aver conquistato abilmente la loro piena fiducia con le chiacchiere, arriva il momento di comparire di persona ed entrare nella setta. Pur di condurre in porto la sua indagine e non vanificare l'ottimo lavoro svolto, Stallworth mette in piedi un piano ingegnoso e molto pericoloso, con l'aiuto di Flip Zimmerman, un collega ebreo bianco che sta dalla sua parte. Dal libro "Black Klansman", scritto da Ron Stallworth e ispirato alla sua vera storia, Spike Lee ha tratto il suo "joint" n. 23, un dramma biografico poliziesco percorso da lampi di ironia sarcastica, caratterizzato da un ritmo frenetico, dialoghi irresistibili, un bombardamento di notizie, slogan, luoghi comuni e dissertazioni declamate a gran voce, personaggi bizzarri ed un tono che oscilla di continuo tra la farsa amara e la tragedia sociale. Lee torna nel suo abituale campo da gioco, quello per cui è diventato famoso e per cui si è sempre battuto: il cinema d'impegno civile contro il razzismo, uno dei nervi scoperti della società americana, un tema annoso e dolente e purtroppo sempre attuale, verso il quale non bisogna mai abbassare la guardia, mai smettere di denunciare e di arrabbiarsi. E Spike Lee si arrabbia molto in questo film, ci fa riflettere, ci fa indignare e ci fa anche divertire, con tocchi da commedia nera e sequenze esilaranti, grazie alla perfetta sceneggiatura (di cui è coautore) ed alla bravura degli attori (John David Washington, Adam Driver, Laura Harrier, Topher Grace). E l'obiettivo della sua requisitoria, lucida, tagliente e impeccabile, è, come sempre, l'America di oggi, come ci viene evidenziato dal delirante monologo razzista di Alec Baldwin in apertura, o dalle molteplici allusioni (per nulla velate) al trumpismo contemporaneo. L'autore ci mostra il passato per denunciare il presente, perchè se in teoria tutto è cambiato, in realtà nulla è cambiato. La demitizzazione farsesca del Ku Klux Klan, il macabro simbolo dell'odio xenofobo americano, è un atto dovuto, provocatorio e sacrosanto, ovviamente eseguito alla maniera dell'autore. Peccato che nella parte finale questo pungente film politico perda un pò la bussola, facendosi trascinare dall'enfasi e dalla retorica, e andando più volte fuori misura. Ma Spike Lee è, è stato e sempre sarà questo: il cantore scomodo dei ghetti neri, il mother fu**er che non la manda dire, il profeta urbano del black pride, l'artista che preferisce il machete al fioretto, il polemico folletto nero che attacca tutto e tutti per sostenere la causa della sua gente, per far sentire la loro voce e per "fare la cosa giusta". Spike Lee è questo, prendere o lasciare. Il film ha avuto importanti premi e riconoscimenti di critica: Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes e l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale a Spike Lee, David Rabinowitz, Charlie Wachtel e Kevin Willmott.
La frase:
- "Salve, il mio nome è Ron Stallworth. Con chi parlo?"
- "Sono David Duke."
- "Il mago del Ku Klux Klan, quel David Duke?"
- "A quanto pare. Che posso fare per lei?"
- "Beh, visto che me l'ha chiesto... io odio i neri. Odio gli ebrei, i messicani e gli irlandesi. Gli italiani e i cinesi... ma soprattutto odio a morte quei vermi neri, lo giuro su Dio. E chiunque altro non abbia puro sangue bianco ariano che gli scorre nelle vene."
- "Sono felice di parlare con un vero bianco americano."
- "Dio benedica l'America bianca!"
- "Sono David Duke."
- "Il mago del Ku Klux Klan, quel David Duke?"
- "A quanto pare. Che posso fare per lei?"
- "Beh, visto che me l'ha chiesto... io odio i neri. Odio gli ebrei, i messicani e gli irlandesi. Gli italiani e i cinesi... ma soprattutto odio a morte quei vermi neri, lo giuro su Dio. E chiunque altro non abbia puro sangue bianco ariano che gli scorre nelle vene."
- "Sono felice di parlare con un vero bianco americano."
- "Dio benedica l'America bianca!"
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento