Un agente della CIA viene assoldato in una misteriosa missione dopo un'azione compiuta nell'est europeo per sventare un attacco terroristico ad un teatro dell'opera (che si rivela essere stata un test per valutarne affidabilità e fedeltà). L'uomo entra così a far parte di un progetto segreto chiamato "Tenet" e sottoposto ad un addestramento in cui dovrà familiarizzare con una nuova rivoluzionaria tecnologia, che permette di produrre un fenomeno fisico chiamato inversione temporale. Non esattamente un viaggio nel tempo a ritroso ma un'alterazione nel flusso, ottenuto modificando l'entropia della materia, in modo da creare una deviazione nel normale andamento degli eventi. All'agente viene affiancato un compagno di vecchia conoscenza e gli vengono fornite poche basilari informazioni sul suo compito: deve salvare il mondo da una minaccia apocalittica imminente e utilizzare a suo vantaggio la tecnica di inversione temporale, facendo però attenzione alle conseguenze impreviste dei possibili "futuri alternativi" che si potrebbero innescare. L'ultimo film di Christopher Nolan è il suo progetto più ambizioso, costoso, enigmatico e megalomane, annunciato fin dai primi trailer come una nuova frontiera dell'intrattenimento spettacolare. Ma, come spesso accade in questi casi, citando un classico adagio, la montagna ha partorito un topolino. Questo spy-movie di fanta-azione è un misto tra una versione agli steroidi di James Bond e un guazzabuglio di pseudo-fisica fantastica su deviazioni temporali a ritroso, sdoppiamenti di persone che si "invertono", tenaglie temporali e compagnia cantando. Nel cinema fantastico tutto è lecito fino a quando si garantisce la sospensione dell'incredulità dello spettatore, senza scadere nel ridicolo o nel noioso. Qui si va ampiamente oltre e, dovendo proprio scegliere tra i due, propenderei per il secondo caso. Questo Tenet è un oggetto indefinibile, cervellotico, tortuoso, chiassoso, tracotante e tedioso nella sua gelida seriosità. Dopo meno di un'ora di visione subentra l'effetto assuefazione a forza di spiegoni irritanti (perchè cercare di rendere logico l'illogico non può che irritare) e di azione caotica da videogame, ottenendo così l'involontario effetto contrario (un tentativo di inversione?): ovvero confondere ulteriormente lo spettatore fino allo sfinimento. I personaggi sono algidi e piatti, cosa che in un film d'azione leggera non dovrebbe mai accadere, e la banale sottotrama melodrammatica (che c'entra come i cavoli a merenda) finisce per urtare ulteriormente l'intelligenza del pubblico, già messa a dura prova. E' il peggiore e il più "quintessenziale" tra i film del regista, saturo di tutte le sue ossessioni e di tutti i suoi vezzi cinematografici, ormai estremizzati fino al delirio narcisistico. C'è da sperare che il nostro non prosegua su questa strada (andare oltre sarebbe impossibile) e che faccia la sua saggia "inversione", puntando su progetti più piccoli e intimi, in cui in passato ha dimostrato di saper dare il meglio di sè. Uscito durante il periodo della pandemia mondiale di covid-19, il film ha incassato molto meno di quanto previsto, risultando quindi "in perdita" rispetto al budget speso. Ma potrà rifarsi con le edizioni home-video o con nuove uscite in sala in tempi migliori (anche se ci sarebbe da augurarsi il contrario, per fare arrivare forte e chiaro il "messaggio" al regista). Il cast è di prim'ordine, con John David Washington, Robert Pattinson, Elizabeth Debicki, Kenneth Branagh e il "fedelissimo" Michael Caine, ma nessun personaggio emerge dal suo grigio anonimato (più per problemi di scrittura che per colpa degli attori). E' stato premiato con un Oscar (dovuto?) agli effetti speciali.
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