martedì 4 maggio 2021

Favolacce (2020) di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo

Estate, in un quartiere residenziale della periferia romana. Tra villette a schiera e giardini curati vive la famiglia Placido, composta da Bruno, Dalia e i loro due figli adolescenti, studenti impeccabili e ragazzi a modo. Ma sotto l'apparente calma da nucleo familiare modello si nascondono ansie latenti, frustrazioni represse e profondo vuoto interiore. Gli adulti si sentono inappagati della loro vita lavorativa e sociale, e i figli ne assorbono tutta la carica negativa, sentendosi soli e spaesati. Nonostante il tentativo di ostentare una pubblica facciata di felicità, la rabbia che cova sotto la cenere è pronta ad esplodere. Corrosiva favola nera dei fratelli D'Innocenzo sul malessere profondo della società contemporanea, vittima non innocente di degrado morale, perdita di valori, appiattimento ideologico, amaro disincanto, idolatria consumistica, cinico materialismo, esibizionismo infantile ed egoismo viscerale. Il microcosmo periferico, prefabbricato e falsamente idilliaco di una "quasi-Roma" da cartolina, è straniante, metaforico ed emblematico nella sua palese contraddizione interna, inevitabilmente destinato al corto circuito spontaneo. I due registi portano in scena, con toni grotteschi che ammiccano alle commedie tragiche di Sergio Citti, l'inerzia passiva della piccola borghesia moderna, erede di antichi fallimenti epocali e portatrice "sana" di un atavico conformismo che non riesce più a celarne il senso di sconfitta, la pochezza culturale e la mancanza di visione. Il film è l'affresco di una deriva collettiva, profondamente amaro nelle sue impietose conclusioni, ma trasfigurato da uno stile surreale e ricercato, capace di costruire immagini, atmosfere e sensazioni di pura sospensione simbolica, una sorta di limbo ipnotico dove tutto suona, al tempo stesso, chiaramente artificiale ma anche maledettamente familiare. Una piccola tragica storia più che mai veritiera, già vista sullo schermo in parecchie occasioni, ma corroborata da uno sguardo originale, raffinato e creativamente cinematografico. Per questo film solido e feroce i fratelli D'Innocenzo sono stati premiati al Festival di Berlino con l'Orso d'Argento alla migliore sceneggiatura. Nel cast Elio Germano si conferma interprete di spessore, alfiere del cinema italiano impegnato e di qualità.
 
Voto:
voto: 4/5

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