Nel villaggio coreano di Goksung avvengono morti misteriose, omicidi violenti e l'inizio di una grave epidemia molto contagiosa. I cittadini accusano uno straniero arrivato dal Giappone, che vive da solo ai margini di un bosco, la cui venuta ha coinciso con l'inizio degli inquietanti fenomeni, attribuendogli poteri malefici. Un poliziotto indaga sugli avvenimenti, ma ben presto sua figlia comincia ad accusare tutti i sintomi di una possessione demoniaca. L'agente si convince che tutto è provocato da un'entità soprannaturale malvagia. Primo approccio del regista di Seul con il genere horror, di cui l'autore abbraccia tutti i canoni essenziali (omicidi, contagi, possessioni, esorcismi, spiriti maligni), cercando però di "plasmarli" al suo personale concetto di visione cinematografica, tra ironia nera, suggestioni religiose, narrazione "carnale", ambientazioni rurali pregnanti, graffi sarcastici di natura politica (anti-giapponese) o rivolti all'atavica superstizione tipica degli strati sociali meno istruiti. Un altro tema molto affascinante dell'opera è la sfuggevolezza del Male, che è ovunque, ci circonda con la sua presenza angosciante, ma il cui volto cambia in continuazione, rendendone ardua la precisa identificazione e il relativo tentativo di rimozione. E' un film teso e avvolgente, esteticamente pregevole, di oscura carica malefica, che tiene lo spettatore con il fiato sospeso per tutta la sua (lunga) durata, grazie alla cura dei dettagli, alla potenza incisiva degli ambienti, alla bravura degli attori e ad alcune scene di grande impatto orrorifico. I punti deboli risiedono invece in una sceneggiatura non proprio granitica, con alcune svolte implausibili e qualche ridondanza di troppo. Difetti probabilmente dovuti alla volontà di essere fortemente innovativi e originali, all'interno di un genere fortemente codificato e solitamente prigioniero dei suoi stessi cliché. Ma il cupo senso di fatalismo che grava su ogni sequenza, l'angoscia strisciante che si insinua gradualmente sotto la pelle dello spettatore, l'ombra di un Male ancestrale che sembra seguirti dovunque e la memorabile sequenza dell'esorcismo sciamanico, lo rendono un horror d'autore da non perdere. Specialmente per i patiti del genere o i fans del cinema orientale "nero". Presentato al Festival di Cannes, ha riscosso un buon successo di pubblico e critica ed è ampiamente sopra la media dei suoi omologhi.
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