In un giorno d'estate ha luogo una grande riunione familiare: Ryota e sua sorella Yukari ritornano dopo molti anni nella casa degli anziani genitori insieme alle loro famiglie. L'occasione è la commemorazione della tragica morte del loro fratello maggiore, avvenuta 15 anni prima per annegamento. Nella grande casa avita il tempo sembra essersi fermato, ma tutti avvertono la sensazione che la vita ha inevitabilmente modificato le singole persone, esasperando le tensioni già esistenti ed aumentando la distanza emotiva tra di loro. I critici occidentali hanno inventato un aggettivo ("shomingeki") per catalogare questo tipo di film, molto comuni nella cinematografia giapponese, ovvero i drammi popolari/familiari che descrivono realisticamente storie di vita quotidiana e di persone comuni. La tipica forza di queste pellicole è l'uso di uno stile delicato e impalpabile, che contrasta con le evidenti tensioni interiori tra i protagonisti che tengono viva la drammaturgia del racconto ma che, tipicamente, finiscono per implodere più che esplodere, lasciando il tragico sottinteso e senza mai smarrire l'ipocrisia di facciata. All'insegna dell'antico conformismo ossequioso dei costumi sociali del Giappone, tutto il fuoco cova sotto la cenere delle buone maniere e i rapporti familiari si esplicano attraverso gesti affettati, lasciando appena intuire sensazioni sospese tra sospetto e affetto, diffidenza e sincerità. I momenti soavi e distensivi vengono raccontati attraverso le due magnifiche scene delle passeggiate all'aperto, di pregnante lirismo naturalistico e di sincera sensibilità intrinseca, il cui contrappunto malinconico viene fornito da pregevoli invenzioni visive di grande fascino allegorico (la farfalla gialla che entra in casa di notte, illumina tutto per un attimo con la sua bellezza, per poi sparire subito). Il patos emozionale del film ruota intorno alla presenza-assenza dello scomparso Junpei, la cui ombra aleggia su ambienti e personaggi, simboleggiando quel sottile senso di morte che sempre accompagna il cinema del Sol Levante. Still Walking è anche un film emotivamente "autobiografico", che il regista ha dedicato alla madre, scomparsa da due anni, ispirandosi in parte a ricordi, eventi e sensazioni personali. Come in tutte le opere di Koreeda la magia e la purezza dello sguardo infantile rappresenta il controcanto poetico e vitale che si oppone al malinconico disincanto degli adulti. Definito da molti critici come il "nuovo Ozu", Koreeda pare voler assecondare questo ingombrante paragone, facendo un film profondo e garbato, carico di riflessioni sulla famiglia e sulla società giapponese, che sembra perfettamente in linea con lo stile che ha reso celebre il grande Maestro di Tokyo, scomparso nel 1963.
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