Dieci anni dopo la sua fuga rocambolesca dalle grinfie dell'FBI , il cannibale omicida seriale Dr. Hannibal Lecter ha lasciato l'America e si rifatto una nuova vita a Firenze, dove fa il colto bibliotecario sotto falso nome. L'agente Clarice Starling, ancora ossessionata da lui, continua a dargli la caccia in giro per il mondo. Ma non è la sola a cercarlo (anche grazie alla grossa taglia milionaria che la polizia ha messo sulla sua testa): il ricchissimo Mason Verger, unica vittima di Lecter sopravvissuta alla sua furia, sebbene sfigurato, storpio e costretto in un letto a causa delle ferite riportate nello scontro con il killer, intende vendicarsi e ingaggia una squadra di specialisti per rintracciarlo, senza badare a spese. Ma Hannibal sarà identificato da un anonimo commissario italiano, Rinaldo Pazzi, dando inizio ad una nuova spirale di sangue e violenza, ancora peggiore di quella di dieci anni prima. Visto il grande successo di pubblico, critica e premi de Il silenzio degli innocenti (The Silence of the Lambs, 1991) di Jonathan Demme, era quasi inevitabile l'arrivo di un seguito, ovviamente dedicato al carismatico Hannibal Lecter, in pochi anni eletto dal pubblico della rete internet come il miglior cattivo cinematografico di sempre. Gli ingredienti per un nuovo grande successo c'erano tutti: un sequel ispirato nuovamente ad un romanzo di Thomas Harris (dal titolo omonimo), un regista importante come Ridley Scott alla guida e, ovviamente, l'immancabile ritorno del grande Anthony Hopkins nel ruolo che gli ha segnato la carriera. Unica defezione (e non da poco), la rinuncia di Jodie Foster a riprendere i panni dell'agente Starling, rompendo così l'alchimia che la coppia di attori aveva dimostrato nel primo film. Ma la sostituzione con una brava attrice come Julianne Moore e la presenza nel cast di altri nomi eccellenti quali Gary Oldman, Ray Liotta e Giancarlo Giannini, offriva tutte le garanzie del caso. Eppure il film (prodotto da Dino De Laurentiis) si è rivelato un flop deludente su tutti i fronti, confermando la scarsa vena di Ridley Scott, che non azzecca un film dal 1991. Narrativamente illogico, debole in tutti i personaggi e nella recitazione scialba degli attori (tranne Lecter-Hopkins che invece si diverte un mondo a fare il mattatore, rischiando spesso l'over-acting), lacunoso nella storia, piatto nelle atmosfere e inutilmente carico di indulgenze macabre, come a voler sopperire con lo shock visivo alle lacune di sceneggiatura. Quello che doveva essere il cuore (nero) del film, ovvero il rapporto morboso che si solidifica tra Hannibal e Clarice, provocando forti vertigini morali e analizzando il tema della difficile separazione netta tra male e bene, viene risolto con dialoghi banali e sequenze sciatte, in cui talvolta si sfiora pure il ridicolo involontario. E, "dulcis" in fundo, la consueta caratterizzazione grossolana e ricca di stereotipi che gli americani sono soliti fare quando devono descrivere l'Italia e gli italiani (e con Ridley Scott al timone questa è quasi una spiacevole garanzia!). Da salvare: la regale bellezza delle location fiorentine (impareggiabili), l'impeccabile professionalità di Giancarlo Giannini e Lecter-Hopkins uber alles. Per questi tre motivi una mezza stellina (di "stima") in più.
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