Duemila anni dopo la "più grande storia mai raccontata", alcuni dei suoi personaggi sembrano reincarnarsi in "ospiti" contemporanei: in Spagna uno zingaro di nome Jesus Tarragona, per difendere le sue sorelle, ha una lite con il corrotto proprietario di un locale notturno che lo fa arrestare con delle false accuse. Ma questi evade, dimostra la sua innocenza e riesce ad entrare in possesso di un antico maniero, dove si trasferisce insieme a tutta la sua gente. Intanto Odona, una prostituta identica a Maria Maddalena, fa una rapina in un grande magazzino e scappa in abito da sposa su una moto rubata insieme ad una sua amica. Un onesto commissario le dà la caccia, ma finisce per innamorarsi di lei e decide di aiutarla a cambiare vita. Ambizioso e magniloquente progetto ad alto budget di Claude Lelouch, un film lungo, eccessivo, schizofrenico, ridondante e manierista, un compendio dell'estetica del regista, fedele al culto della meraviglia e dell'esagerazione. Dal punto di vista concettuale è un pastrocchio teoretico religioso che affastella con irriverenza cattolicesimo, induismo, spirito gitano, luoghi comuni ed uno strano misticismo populistico sospeso tra il kitsch e il megalomane. Eppure, nonostante la sensazione finale sia quella di un ingenuo carrozzone visivo un po' sgangherato, qualcosa da salvare c'è: l'ubriacante leggerezza espressiva, il surreale animismo cinematografico, l'alone seducente dei personaggi, la beffarda follia, il fascino incontestabile di alcune sequenze (che restano impresse a lungo anche a visione ultimata) e l'utilizzo straniante delle musiche, in un accattivante cocktail a base di Francis Lai (storico collaboratore del regista), ritmi gitani, Gipsy Kings, flamenco e grandi classici francesi. E' un film che, in egual misura, irrita e sorprende, ma non lascia indifferenti e, sotto sotto, diverte (anche se non è facile ammetterlo). Molto buono il cast con Vincent Lindon, Béatrice Dalle (all'apice del suo fascino "maledetto") e Gérard Lanvin.
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