Storia dell'amore-odio tra due fratelli che vivono la loro adolescenza nella Latina degli anni '60. Accio e Manrico, di umile famiglia operaia, con madre affettuosa e padre reazionario, crescono in lotta continua tra di loro. Accio è ribelle, bastian contrario, avido di cultura e si atteggia a fascista pur di essere contro il fratello. Manrico è affascinante, sicuro di sè, rubacuori e sedicente liberale comunista, assecondando la moda proletaria dell'epoca. La zuffa tra fratelli si accentua quando s'innamorano della stessa ragazza. Ma i due sono davvero così diversi? Riuscita commedia drammatica di Daniele Luchetti, adattamento del romanzo "Il fasciocomunista" di Antonio Pennacchi, che però si è subito dissociato dal film, sostenendo che ne avesse capovolto le reali intenzioni letterarie. E' un efficace affresco di costume dell'Italia a cavallo tra gli anni '60 e '70, ricostruito con rigore, lucidità e una punta di nostalgia, e interessato principalmente ai personaggi, allo spirito ed agli stereotipi popolari d'epoca, di cui riesce a cogliere (e a trasmettere) gli aspetti essenziali. Per questo motivo il film potrebbe essere un interessante riassunto pedagogico per i più giovani interessati ad approfondire i racconti malinconici dei loro padri. E' un film semplice e diretto, con un'ottima chimica tra gli attori (tutti bravissimi) e che tratteggia con tenera mestizia una "italietta" proletaria incerta, spaventata e confusa, sull'orlo di un imminente baratro sociale. Nel cast un plauso speciale va dato a Elio Germano e Angela Finocchiaro, ma anche Luca Zingaretti, Anna Bonaiuto e persino il solitamente insipido Riccardo Scamarcio sono sopra la media. Grande successo di pubblico e critica e 5 David di Donatello. Il titolo è tratto da una bella canzone di Rino Gaetano.
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