martedì 4 maggio 2021

Le Mans '66 - La Grande Sfida (Ford v Ferrari, 2019) di James Mangold

Storia della grande rivalità sportiva che nacque negli anni '60 tra Henry Ford II ed Enzo Ferrari e le relative case automoblistiche. L'industriale americano intendeva acquistare la leggendaria scuderia di Maranello ma, dopo il rifiuto del patron italiano, si legò la cosa al dito e decise di sfidarlo apertamente nell'evento motoristico Endurance dell'anno, la 24 Ore di Le Mans. La Ferrari usciva vincente dalla competizione da 6 anni consecutivi, per cui l'impresa appariva quasi disperata. Ford ingaggiò l'ingegnere progettista Carroll Shelby, ex corridore costretto a ritirarsi anzitempo per problemi cardiaci, ed il suo fedele collaboratore Ken Miles, pilota inglese dal temperamento altezzoso ma di grande capacità. I due uomini lavorarono giorno e notte per riuscire a realizzare un veicolo capace di competere con la Ferrari alla 24 Ore del 1966. Imponente dramma biografico sportivo di James Mangold, basato su una storia vera e su personaggi reali. Romanzato (ma non troppo) e ovviamente raccontato dalla prospettiva americana (la Ferrari è lo spauracchio, ma si riduce ad un ruolo marginale nel film), è un grande spettacolo visivo sotto ogni punto di vista: sequenze automobilistiche straordinarie, ritmo incessante, personaggi incisivi e perfettamente delineati, dialoghi e tensioni emotive di grande effetto, ricostruzione d'epoca perfetta, interpretazioni eccellenti degli attori (Christian Bale è un gigante, ma Matt Damon, Caitriona Balfe e Tracy Letts lo seguono "a ruota"). Senza eccedere in retorica patriottarda o in panegirici agiografici, Mangold realizza un film teso, avvincente e appassionante, veloce come i protagonisti della sfida, agile nell'affrontare i dettagli tecnici senza appesantire troppo la narrazione (ma senza nemmeno banalizzarla). Un film di cuore e di pancia che guarda direttamente all'epica romantica dei miti cinematografici americani, a cominciare dai western di John Ford, che, guarda caso, ha anche il cognome attinente alla situazione. E' un film di (legittimo) orgoglio americano, non tronfio ma appassionato, ed è un film sull'America e sugli elementi fondanti del suo spirito: competizione, ambizione, organizzazione, arroganza. Il personaggio di Bale (il pilota Ken Miles) è quello più interessante (ma è parimenti affascinante la sua totale alchimia con l'amico-mentore Carroll Shelby/Matt Damon, caratterialmente molto diverso da lui), e la performance dell'attore gallese (la cui capacità mimetica in ruoli così diversi tra loro sta diventando proverbiale) gli conferisce un tormentato conflitto interiore che lo rende emblematico, il simbolo del conflitto ideologico (anche questo molto americano) tra talento individualistico e sistema collettivo. Due Oscar tecnici: montaggio e montaggio sonoro. Ma Bale avrebbe meritato quanto meno la nomination per come ha saputo caratterizzare un personaggio esternamente "a tutta birra" ma non privo di fragilità in ombra.
 
Voto:
voto: 4/5

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