mercoledì 5 maggio 2021

L'uomo di ferro (Czlowiek z zelaza, 1981) di Andrzej Wajda

Seguito de L'uomo di marmo (1977), girato e ambientato tre anni dopo: la giovane regista Agnieszka, dopo aver tentato di realizzare un film sull'operaio idelista Mateusz Birkut, ha conosciuto e sposato suo figlio Maciek, sindacalista di spicco del neonato movimento autonomo dei lavoratori "Solidarnosc". Nell'estate 1980 i due sono impegnati (insieme al loro movimento) nello sciopero dei cantieri navali di Danzica e nel conseguente duro braccio di ferro contro il governo comunista. Un giornalista radiofonico, Winkel, viene inviato a Danzica per fare un servizio sullo sciopero, ma in realtà egli è un lacchè del regime, con il compito di diffamare Maciek, cercando di far perdere consensi alla lotta operaia di "Solidarnosc". Celebre dramma storico-politico di Andrzej Wajda, ispirato alle reali vicende di "Solidarnosc" e dello sciopero di Danzica con cui gli operai fecero muro contro muro con il governo per l'ottenimento dei lori diritti. E', probabilmente, il film più conosciuto e titolato dell'autore, ma non il suo migliore. I suoi indubbi meriti sono il coraggio della denuncia politica, la critica tagliente contro il potere, la perfetta commistione tra il documentario e la fiction, la sapiente caratterizzazione dei personaggi, il possente respiro liberale, che ha ne decretato l'enorme successo di pubblico in patria. Di contro va riconosciuta la mancanza di equilibrio equanime (la pellicola finisce per essere un veemente "spot" di propaganda operaia) e una certa prolissità nella parte centrale. Quando Wajda lascia parlare le immagini, tutto diventa molto più interessante. Nel film fa una piccola comparsa Lech Walesa, che interpreta uno dei testimoni al matrimonio della coppia Agnieszka-Maciek. Il regista ha dichiarato di aver avuto l'idea del film dopo la richiesta di un operaio, impegnato nello sciopero di Danzica, che, dopo averlo riconosciuto tra la folla, gli chiese, dall'altra parte dei cancelli della fabbrica, di girare un film dedicato a loro. Quindi, questo sarebbe il primo lavoro che il grande autore avrebbe realizzato non spontaneamente, ma "su commissione". La pellicola ha vinto la Palma d'oro al Festival di Cannes (probabilmente anche per fornirgli una spinta "politica" da parte dei liberalissimi francesi) ed è stata nominato all'Oscar per il miglior film straniero. La versione originale dura 175 minuti, invece quella distribuita in Italia è di 150 minuti.
 
Voto:
voto: 4/5

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