Agnieszka, giovane regista polacca, sta girando un film biografico da presentare come saggio per la fine del corso di cinema. Il film è dedicato all'operaio Tadeusz Birkut, eroe del lavoro negli anni '50, poi caduto politicamente in disgrazia, condannato e infine riabilitato. Durante la sua inchiesta la donna intervista funzionari, colleghi, amici e familiari dell'uomo e si rende presto conto che, nella vicenda che ha ricostruito, ci sono diverse incongruenze, reticenze, omissioni e menzogne. La verità è, come sempre, sfuggente, ambigua e scomoda, e Agnieszka dovrà lottare parecchio per cercare di scalfire il muro di gomma dell'omertà politica del suo paese. Poderoso dramma politico-sociale di Andrzej Wajda, intenso, razionale, sincero, appassionato e appassionante nell'approccio analitico. Sceneggiato dal maestro Aleksander Ścibor-Rylski, è un grande dossier d'inchiesta dal ritmo frenetico, modellato sulla personalità della sua splendida protagonista (mirabilmente interpretata da Krystyna Janda), la cui carica vitale, insieme al pungente spirito critico e alla determinazione feroce, sprigionano un bagliore liberale che contagia lo spettatore e illumina l'intero film. L'opera è un eminente trattato della situazione politica polacca del suo tempo, una denuncia orwelliana dell’ipocrisia di un sistema centrale che mira unicamente alla sua autoconservazione, plasmando gli eventi e "modificando" la storia a sua convenienza. Ma è anche ben più di una semplice apologia anticomunista: è una riflessione (autocritica) sul potere del cinema e sulla sua capacità di influenzare le masse, smuovere le coscienze, incanalare le opinioni e, di conseguenza, è un auspicio per il massimo realismo nell'arte, affinché possa essere uno strumento di verità piuttosto che di propaganda o di controllo. Alla sua uscita in Polonia fu, ovviamente, sabotato dal potere comunista, ma il regista riuscì a vincere il braccio di ferro contro l'anemico governo Gierek ed il pubblico rispose alla grande all'appello, decretandone un emblematico successo commerciale in patria. Una delle grandi forze della settima arte è quella di essere l'autentico termometro indicatore della coscienza collettiva di un popolo, e L'uomo di marmo diede un forte segnale politico sulle idee dei polacchi nel 1977. Fu premiato al Festival di Cannes con il Premio FIPRESCI.
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