domenica 2 maggio 2021

Miracolo a Le Havre (Le Havre, 2011) di Aki Kaurismäki

Marcel Marx fa il lustrascarpe a  Le Havre, dove vive con la moglie Arletty e il suo amato cane. Due eventi gli cambiano la vita: la grave malattia della consorte e l'incontro con il piccolo Idrissa, un ragazzo africano sbarcato come clandestino in Francia per raggiungere sua madre al di là della Manica. Marcel prende a cuore la vicenda di Idrissa e, con la preziosa collaborazione dei suoi vicini, si adopera per aiutarlo a realizzare il suo sogno. Tra dramma e commedia, il regista finlandese porta in scena una favola umanista, toccante e misurata, carica di citazioni a grandi maestri del passato (Chaplin, De Sica, Dreyer, Ozu), pervasa da una sensibilità gentile e fiduciosa, senza però mai scivolare nella retorica buonista o nel moralismo dozzinale. E' un film dignitoso, impegnato, etico, attualissimo per la tematica trattata e anche politico nella minuziosa esplicazione della sua tesi, semplice ma non semplicistica, carica di empatia e calore umano come da tempo non si vedeva più nel cinema moderno, soggiogato dalla "tirannia" del cinismo e dei cattivi sentimenti. E' un'opera necessaria e salutare, che sa parlare al cuore con sobria complicità, anche grazie alla bravura degli attori (tutti con la faccia giusta) e alla suggestiva costruzione dello scenario ambientale. La Le Havre multietnica di Kaurismäki, ultima frontiera di un mondo insensibile e indifferente, è una sorta di fiabesco avamposto di vibrante umanità, sospeso tra speranza e amarezza, poesia e delusione, dignità e malinconia. Presentato al Festival di Cannes ha incantato pubblico e critica, che ne hanno colto con trasporto la purezza espressiva e il decoroso ottimismo, che qui si ergono come estremo scudo da opporre all'egoismo disumano di un sistema sociale assente e di modelli politici che antepongono l'economia alla vita umana. E' un film sognante dedicato ai sognatori.

Voto:
voto: 4/5

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