Elizabeth Sloane è la figura di spicco di un'agenzia lobbistica politicamente legata all'area conservatrice. Determinata, carismatica, stacanovista, cinica, arguta ed eticamente flessibile pur di conseguire i propri obiettivi professionali, è la numero uno del settore, corteggiata dalla concorrenza e ammirata dai suoi collaboratori. Ma è anche una donna fragile e sola in quella vita privata ed emotiva a cui ha dovuto totalmente rinunciare in nome della carriera. Quando le viene chiesto di appoggiare la campagna della lobby delle armi per influenzare l'elettorato femminile a votare contro l'approvazione di una legge che potrebbe aumentarne le restrizioni nella vendita, Elizabeth si tira indietro e decide di passare insieme al suo staff in difesa del fronte opposto. La sua presa di posizione le metterà contro persone potenti, al punto che la donna metterà a rischio la sua carriera e sarà costretta a ripensare alla sua intera vita. Thriller politico di John Madden, avvincente nel ritmo e solido negli ingranaggi narrativi, che mette al centro della sua (blanda) denuncia i metodi del lobbismo al servizio dei poteri forti e la relativa capacità di influenzare le masse, spesso usando metodi discutibili o illegali. Ad inizio film viene (giustamente) spiegato il significato del termine "lobbista" (più conosciuto in America ma meno in Europa): una persona che deve condizionare dall'esterno istituzioni, elettorato, opinione pubblica o, più in generale, gruppi di altre persone, allo scopo di favorire gli interessi particolari del suo cliente. Oggi negli Stati Uniti i lobbisti sono organizzati in squadre di professionisti e tecnici di grande competenza e sono capaci di determinare la vittoria elettorale di un politico, l'approvazione di una legge o un qualunque orientamento di opinione che serva ad ottenere il loro target specifico. Il sistema è perfettamente legale ma, come spesso accade nei giochi di potere quando ci sono in ballo enormi interessi, a volte i metodi utilizzati per esercitare la "pressione" e la "manipolazione" non lo sono. Madden mentre al centro della storia un'affascinante "eroina" dei nostri tempi, magistralmente interpretata da Jessica Chastain. Una donna affascinante, intelligente e dotata, che, al netto di certi comportamenti fin troppo "elastici" nel perseguimento machiavellico dei suoi scopi, riesce a bucare lo schermo e a conquistare prima l'attenzione, poi la reticente ammirazione e infine la totale empatia del pubblico. Ci riesce per l'ottima scrittura del personaggio e per la straordinaria bravura dell'attrice, che si conferma una delle punte di diamante dell'odierno panorama di interpreti femminili americano. La performance della Chastain è sontuosa, densa di sfumature e di sottigliezze psicologiche ed espressive, che rendono alla perfezione la personalità di una donna forte e fragile, tanto autoritaria sul lavoro quanto tormentata nel privato. Il vero problema del film, che comunque garantisce un intrattenimento di buona qualità, è la sua mancanza di coraggio nella parte finale, che si rivela troppo pavida, troppo ammorbidita, più orientata verso il moralismo retorico che la denuncia caustica. E' fin troppo evidente la scelta, in stile hollywoodiano, di compiacere il pubblico generalista e rendere più "simpatica" la protagonista. Completano il cast Mark Strong, Gugu Mbatha-Raw, Alison Pill, Michael Stuhlbarg e John Lithgow. Tutti bravi e "giusti" nei rispettivi ruoli.
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