Dominika Egorova è prima ballerina del Bolshoi di Mosca e figlia devota di una madre malata che lei accudisce con amorevole dedizione. Una grave frattura pone prematuramente fine alla sua carriera e, a causa delle necessità economiche, la ragazza si vede "costretta" ad accettare un'offerta di lavoro che le viene proposta dal potente zio, membro autorevole dei servizi segreti sovietici. Dominika aderisce ad un programma riservato di addestramento, duro e umiliante, per entrare a far parte delle così dette Sparrow, una elitè di agenti segreti al soldo del KGB destinati a missioni clandestine: utilizzare la seduzione e la scaltrezza per circuire personaggi importanti allo scopo di carpirne informazioni riservate o, nel caso peggiore, ucciderle. Dopo uno snervante tirocinio la nostra diventa un agente di spicco, ma conserva la sua ritrosia iniziale nei confronti del governo di cui non condivide i metodi e da cui si è sentita ricattata piuttosto che aiutata. Quando le viene affidato il compito di agganciare un agente americano della CIA, Dominika si lascia coinvolgere in una relazione passionale con lui e rischia di compromettere la sua vita e quella di molte altre persone. O sta solo fingendo? Thriller spionistico di Francis Lawrence, che ha adattato il romanzo "Nome in codice: Diva" di Jason Matthews (ex agente CIA) all'americana, nonostante sia una storia ambientata nell'Unione Sovietica della guerra fredda e con (quasi) tutti personaggi russi. Sta qui il "peccato originale" di questo film lungo, cupo, teso, violento, percorso da un erotismo più effettistico che sensuale, ben recitato dagli attori principali ma troppo altalenante tra sequenze di forte impatto e momenti imbarazzanti, con una serie di svolte narrative implausibili. Dopo la saga degli Hunger Games il regista riconferma come assoluta protagonista la "sua" eroina prediletta, Jennifer Lawrence (che non è sua parente, come potrebbe far credere la parziale omonimia). La presenza di JLaw, giovane diva amatissima dalle nuove generazioni, garantisce al film fascino, presenza scenica e attenzione mediatica, visto l'elevatissimo fandom che da anni gravita intorno all'attrice. E la Lawrence non delude, anzi è una delle cose migliori del film, che senza la sua caratterizzazione fisico-emotiva del personaggio di Dominika sarebbe stato un disastro assoluto. Tutti i climax che la vedono coinvolta sono ben riusciti, ma più per meriti dell'attrice che della sceneggiatura. Quello che manca è la sensibilità giusta e la finezza necessaria per adattare un racconto del genere (ovvero di un paese straniero) senza cadere negli stereotipi e nelle grossolane semplificazioni tipiche delle pellicole hollywoodiane quando mettono il naso in Europa. Eppure il cast è di livello altissimo tra Joel Edgerton, Jeremy Irons, Matthias Schoenaerts e Charlotte Rampling. Ma forse attori meno noti e meno "anglofoni" avrebbero avuto esiti migliori. Per quanto, come ho già detto, i problemi principali sono nel "manico". Francis Lawrence evita (fortunatamente) "l'effetto Besson" grazie allo stile ruvido e alle atmosfere tetre, ma gli eccessi, se non visivi, sono ugualmente abbondanti nei contenuti narrativi e nella caratterizzazione di alcuni personaggi. Mezza stellina in più per JLaw e per un paio di sequenze che valgono la visione del film, ma senza volare troppo in alto con le aspettative.
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