Marie ama Paul, fotomodello attraente ma freddo come il ghiaccio, che non vuole più avere rapporti intimi con lei. Un po' per rabbia e un po' per smania, la donna si dà alla pazza gioia, concedendosi a destra e a manca, ma finendo sempre per tornare dal suo Paul. Alla fine qualcosa cambierà, in meglio, per lei. La controversa regista francese Catherine Breillat, molto nota in patria, un po' meno oltre confine, è una narratrice di storie torbide di sessualità femminile, sempre in bilico tra provocazione morbosa, esibizionismo gratuito e oscure allegorie psicologiche. In questo dramma erotico a tinte forti porta in scena una vicenda di insoddisfazione coniugale e frustrazione personale, che sfocia in un percorso autodistruttivo a base di sesso estremo e randagio, consumato con un atteggiamento masochistico compulsivo, che apre scenari ambigui sul rapporto tra piacere e disperazione. Ma quello che manca del tutto è uno stile coeso capace di sublimare la scottante materia in una dimensione di maggiore densità simbolica. Invece si procede per accumulo di situazioni spinte, dove la sensualità generalmente latita e prevale una dozzinale lussuria di maniera. Il percorso trasgressivo di Marie è un viaggio stereotipato nelle fantasie sessuali femminili e più di un dialogo suscita il ridicolo involontario, ma il finale onirico-visionario è un riuscito colpo di coda artistico, che stimola riflessioni sulla relazione tra sesso e morte. Il film ha fatto molto parlare di sè per la presenza nel cast del famoso pornodivo Rocco Siffredi, alla sua prima (e non ultima) incursione nel cinema della Breillat. La protagonista femminile è invece Caroline Ducey, che ottenne una discreta e momentanea visibilità oltralpe dopo questo ruolo "scandaloso".
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