sabato 1 maggio 2021

Strange Circus (Kimyô na sâkasu, 2005) di Sion Sono

Nello "strano circo" di Sion Sono (metafora grottesca e distorta della vita) va in scena una terribile vicenda di sofferenza, perdizione, depravazione e violenza, sessuale ma anche psicologica. E' una storia che coinvolge tre donne (Mitsuko, Sayuri e Taeko), un orco (Gozo) e un angelo asessuato (Yuji). Delle tre donne non è chiaro quali siano davvero reali e quali siano invece frutto della fantasia di una delle rimanenti. Questa è la doverosa premessa introduttiva di questa angosciosa favola nera, che utilizza lo stile del thriller/horror onirico per parlarci di uno degli aspetti più oscuri della natura umana: l'abuso sessuale su minori, e, più in generale, degli effetti di tale trauma sulla psiche, su come le sue ferite indelebili continuino a manifestarsi anche in età adulta. E', quindi, un torbido racconto di lussuria, degrado e disperazione, messo in scena con un'estetica allucinata da incubo lucido, attraverso immagini ipnotiche di potente malia oscura e di evidente allusione allegorica. Come in una fiaba i pochi personaggi sono figure archetipali ma, per alcune di esse, non è chiara la collocazione al di là o al di qua dello specchio che separa la realtà dall'immaginazione (in questo caso letteraria). A livello più superficiale la storia potrebbe essere descritta in questo modo: una misteriosa scrittrice di libri erotici perversi, Taeko, che finge di essere paralizzata con le gambe ed ha un doloroso passato di cui non vuol mai parlare, sta scrivendo il suo nuovo romanzo, i cui personaggi sono Sayuri e Mitsuko , rispettivamente madre e figlia. Nella "realtà" del racconto che sta nascendo, le due donne sono vittime di abusi psico-sessuali da parte del sadico Gozo, padre di Mitsuko, erotomane perverso e crudele. La bambina, a causa della terribile esperienza, s'identifica mentalmente nella madre e ne è quasi gelosa. Durante una lite tra le due Sayuri cade dalle scale e perde la vita, da quel momento Mitsuko crede di diventare sua madre, in un inquietante transfert di identità di natura psico-sessuale. Intanto le esperienze fisiche e mentali delle due protagoniste del libro iniziano a sovrapporsi con quelle della vita della scrittrice, a cui il suo editore affianca un collaboratore-factotum, l'androgino Yuji, per cercare di scoprire qualcosa sui segreti della donna. "Cosa è reale e cosa non lo è ?" chiede a un certo punto uno dei personaggi del film (o del libro nel film?), parafrasando l'enigma alla base di questa pellicola-incubo, che abbraccia questo affascinante e ambiguo stile narrativo per sublimare artisticamente l'estrema durezza dei contenuti. Toccherà allo spettatore dare una risposta e farsi la propria opinione, come è giusto che sia cimentandosi con un certo tipo di cinema d'autore, seducente e disturbante, ma capace di stimolare sensazioni forti, toccare corde profonde e regalare immagini indimenticabili. Sion Sono, geniale come al solito, ci lascia indizi, appigli, enigmi, trappole e suggestioni, per cercare l'uscita da questo psico-film-labirinto (acclamato vincitore del Premio della giuria al Festival di Berlino 2006). Un film dove quasi tutto è ambiguità, provocazione, mistero, evocazione, simbolo: il circo, la custodia del violoncello, la sedia a rotelle e, ovviamente, la ghigliottina. "Cosa è reale e cosa non lo è ?".
 
Voto:
voto: 4,5/5

Nessun commento:

Posta un commento