domenica 9 maggio 2021

Wittgenstein (1993) di Derek Jarman

Biografia del filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein, dalla nascita a Vienna nel 1889 alla morte a Cambridge nel 1951. Di famiglia benestante, Wittgenstein scelse di abbracciare la povertà e l'ideologia comunista, fu l'allievo prediletto di Bertrand Russell a Cambridge, si distinse per il "Tractatus logico-philosophicus" (la sua opera più importante) e visse tra problemi familiari, disagio interiore ed un costante senso di colpa derivante dalla sua omosessualità. Biografia atipica, visionaria e unica nel suo genere, realizzata dal compianto Derek Jarman, genio "maledetto" del cinema d'essai britannico, provocatorio, sperimentale, poliedrico, costantemente interessato al tema dell'omosessualità (indagandolo dal punto di vista morale e filosofico) e morto di AIDS nel 1994 a 52 anni. E' quasi impossibile parlare dei suoi film scindendoli dalla sua vita, dal suo impegno per la libertà sessuale e dai suoi tormenti interiori. Artista eclettico e creativo, dotato di un livello di fantasia superiore, ha dato il meglio di sè nell'ultima fase della sua carriera, prematuramente stroncata dalla grave malattia. In questo biopic anomalo, realizzato in soli 12 giorni e con un budget esiguo, l'autore enfatizza la sua concezione di cinema-teatro rappresentando il pensiero (più che la vita) del filosofo Wittgenstein (a cui si sentiva legato da evidenti affinità spirituali) attraverso un'arguta stilizzazione estetica che lascia lo spettatore stranito e ammaliato. Jarman ambienta il film interamente in un teatro di posa, con relativa suddivisione in atti, con un fondale nero e una macchina da presa statica, davanti a cui si alternano personaggi, figure archetipali, simboli onirici, metafore concettuali, raffigurate con colori vivaci ed un sembiante a metà tra il kitsch e il grottesco. Un tentativo coraggioso di dar forma a concetti astratti e ostici, cercando di semplificarli e renderli di immediata leggibilità per lo spettatore. Così il Wittgenstein bambino dialoga con l'economista Bertrand Russell (simbolo del pensiero alto e inintelligibile) e con un piccolo alieno verde (il suo "genio") inviato sulla terra per studiarne la personalità misteriosa. Il risultato finale è un film stimolante, visionario, radicale, brechtiano, divulgativo ma mai serioso, anzi quasi iconoclasta nel suo irriverente nichilismo ideologico, che, se da un lato afferma la devozione per l'arte e per la libertà di pensiero dell'autore, dall'altro sembra quasi voler privare la filosofia di qualsivoglia senso e concretezza. Jarman affermò di aver realizzato questo film ripensando a una frase pronunciata da Wittgenstein in punto di morte: "Mi sarebbe piaciuto scrivere un libro di filosofia fatto solo di scherzi, ma non ho lo humour necessario". Evidentemente c'è chi lo ha fatto a posteriori per lui, a mo' di omaggio e di "risarcimento". E lo ha fatto nel migliore dei modi.

Voto:
voto: 4/5

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