mercoledì 7 giugno 2017

Pietà (Pieta, 2012) di Kim Ki-Duk

Kang-do è un uomo forte, brutale e solitario che lavora per uno strozzino con il compito di convincere a pagare i debitori insolventi. Insensibile e sadico, Kang-do, ricorre alle torture più efferate per raggiungere il suo scopo, mutilando e, all'occorrenza, uccidendo ferocemente le sue vittime. Un giorno una donna misteriosa si presenta alla sua porta dicendo di essere sua madre e per Kang-do è l'inizio di un periodo di forte stress e di emozioni contrastanti. Per essere certo che la donna dica la verità la sottopone a una serie di terribili prove fisiche e psicologiche, fino a quando inizia a provare dei sentimenti di affetto nei suoi confronti. Per la prima volta nella sua vita Kang-do si trova in una posizione di debolezza, proprio come le sue vittime di fronte a lui. Ma non può immaginare il terribile segreto che la donna porta nascosto nel suo cuore. Potente dramma antirealistico di Kim Ki-Duk carico di violenza esplicita, di allusioni sessuali deviate e di simbolismi religiosi (fin dal titolo che allude alla celebre scultura di Michelangelo). E' un film aspro nei toni e cruento nella messa in scena il cui tema principale è quello della vendetta, i cui percorsi sono, a volte, così tortuosi da sfiorare il paradosso ideologico e mettere a dura prova la sospensione dell'incredulità. Ma la giusta chiave di lettura di questa crudele favola nera metaforicamente provocatoria è quella di una profanazione carnale, un'autoflagellazione masochistica per elevare lo spirito oltre la carne ed il sangue, per tendere all'ascetico partendo dal torbido. Il sospetto di compiacimento manieristico nella riproposizione ossessiva dei suoi temi è, ovviamente, più che fondato ma, per fortuna, l'autore ricorre ad un uso massiccio dell'ironia che tutto soccorre, stemperando i toni macabri e circoscrivendo il rischio del predicozzo moraleggiante. Il film fu premiato, non senza polemiche, con il Leone d'Oro al Festival del Cinema di Venezia tra applausi e fischi di dissenso. Una pellicola così estrema e pretenziosa è quasi destinata a dividere i giudizi ma su una cosa ha messo tutti d'accordo: la straordinaria bravura di Cho Min-soo nel drammatico ruolo della madre.

Voto:
voto: 3,5/5

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