mercoledì 30 marzo 2016

All Is Lost - Tutto è perduto (All Is Lost, 2013) di Jeffrey C. Chandor

Un uomo solo viaggia in barca a vela attraverso l’Oceano Indiano. Un giorno il natante urta contro un container alla deriva che apre una falla nello scafo. Inizia così una dura lotta tra l’uomo e il mare a causa di una violenta tempesta in arrivo. Con la radio fuori uso e la barca ridotta a un relitto in procinto di affondare, tutto sembra perduto. Possente avventura marina raccontata in soggettiva, attraverso il punto di vista del suo unico protagonista, un intenso Robert Redford dal volto scavato dagli anni che passano ma ancora tonico e pronto ad una tenace battaglia per la sopravvivenza. E’ un film fatto di suoni e immagini questo di Chandor, un dramma teso, catastrofico ed antispettacolare in cui i dialoghi sono praticamente assenti e tutto viene affidato alle suggestioni sensoriali, alla ricerca dell’essenza intima del cinema stesso. Va in scena, in tutta la sua solenne essenzialità, l’eterna lotta tra l’uomo e la Natura, una lotta impari, disperata, ancestrale, assoluta, emblematica. La pregnante simbologia di questo film muto è evidente anche allo spettatore meno attento: l’uomo è solo nel suo scontro con la natura, può contare unicamente sulle sue forze, sulle sue mani, sul suo ingegno e sul suo istinto perché a nulla valgono gli orpelli tecnologici di cui si è circondato nel tempo per migliorare la sua vita, futili strumenti vanagloriosi destinati a soccombere, ad affondare come la stessa civiltà del progresso. Il senso di quest’opera indubbiamente potente è proprio il recupero dell’essenzialità primordiale, di quella manualità troppo spesso vituperata da surrogati artificiali, il recupero di ciò che ci rende umani. Il Redford silenzioso, sballottato tra i flutti, in balia del mare ma indomito nello spirito, ci regala un’interpretazione fisica notevole e la sua solitudine apre lo spazio per un racconto ascetico, spirituale ma, al tempo stesso, avvincente ed emozionante per l’importanza della posta in gioco. Accurato e realistico nella messa in scena, è un film di mare che renderà felici gli esperti del settore per la cura minuziosa dei dettagli marinareschi e per come cerca di catturare lo spirito stesso dell’andare a vela. Ma anche i profani potranno essere affascinati dalla forza delle immagini ed apprezzare quest’opera coraggiosa e originale, aspra e ruvida, che ha la sua unica pecca in un finale accomodante che appare quasi contraddittorio rispetto al suo alto senso metaforico. All Is Lost contiene un’idea di cinema forte e scomoda, che conquista e che lascia ammirati. E non possiamo che augurarci che altri registi seguano questa strada, prima che tutto sia perduto.

Voto:
voto: 4/5

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