Eddie Jessup è un giovane scienziato
ossessionato dagli stati primordiali da cui ha avuto origine la vita. Durante
le sue innovative ricerche scopre che alcuni studenti, dopo essersi immersi da
soli e al buio in vasche d’acqua salata, sono riusciti ad ottenere una
momentanea sospensione sensoriale espandendo così le proprie percezioni e
recuperandone altre primigenie ormai “dimenticate”. Per aumentare la portata
del test, Eddie decide di sottoporsi all’esperimento dopo aver assunto droghe
allucinogene per innescare su se stesso una regressione inconscia verso la
memoria ancestrale, la scintilla che ha dato il via ad ogni cosa. Liberamente
ispirato a un romanzo di Paddy Chayefsky, che però disconobbe il film litigando
persino con il regista, questo dramma fantascientifico rappresenta il vertice
stilistico del talento visionario di Ken Russell, per quanto concerne la
capacità di inventare immagini di possente forza figurativa, spaziando
liberamente dall’horror al mistico, dal metafisico al ripugnante, ma sotto
l’alone costante di una furiosa genialità creativa. Non è il miglior film del
regista inglese, ma è, probabilmente, quello più conosciuto e più “mainstream” (qui le virgolette sono
obbligatorie). La vasca di deprivazione sensoriale, resa famosa dal film, è
realmente esistente ed è stata oggetto di reali esperimenti scientifici sulle
condizioni di isolamento umano da parte dello psichiatra americano John Lilly.
Nella pellicola la vasca diventa una specie di incubatrice della mente, un
utero artificiale in cui sospendere la coscienza, attivare percezioni extra
sensoriali ed innescare viaggi allucinanti oltre il proprio io sensiente, alla
scoperta di ciò che non può essere esplorato con la logica e con la scienza
deterministica tradizionale. Ma più che un viaggio dell’uomo, quello
dell’autore è essenzialmente un viaggio nell’uomo, perché egli è da sempre
interessato all’universo interiore, alla psiche, alle pulsioni nascoste in cui
identifica la genesi del male. Meno cattivo e meno urticante del solito, Russell
allestisce in ogni caso un superbo spettacolo visivo, non sempre coerente e non
sempre coeso, ma di certo difficile da dimenticare. Una menzione speciale va
data agli effetti speciali, davvero straordinari, che hanno permesso di dare
forma credibile e terrificante alla visione dell’autore. E’ stato il film
d’esordio dell’attore William Hurt (nel ruolo del protagonista Jessup) e vi fa
una breve apparizione anche una piccola Drew Barrymore, che aveva solamente 5
anni.
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