giovedì 24 marzo 2016

Sogni (Yume, 1990) di Akira Kurosawa

Otto episodi che corrispondono a otto sogni del regista, ognuno dei quali rappresenta un momento emblematico della sua vita. Gli episodi sono: “Raggi di sole nella pioggia” (un bimbo curioso spia un corteo di volpi che attraversano il bosco ma la madre gli dice che, così facendo, ha infranto un’antica leggenda e dovrà espiare per questo), “Il pescheto” (il medesimo bimbo scopre che la tanto attesa “festa delle bambole” non potrà avvenire perché gli uomini hanno tagliato tutti gli alberi di pesco), “La tormenta” (quattro uomini hanno smarrito la strada per il campo base durante una tempesta in alta montagna), “Il tunnel” (un reduce di guerra che sta tornando a casa incontra, in una galleria scura, gli spettri dei suoi commilitoni morti in battaglia),”Corvi” (un uomo in un museo sta ammirando i quadri di Vincent van Gogh e, magicamente, si trova catapultato in uno di essi, “Campo di grano con volo di corvi”, dove incontrerà persino il celebre pittore olandese che però non ha tempo da dedicargli), “Fuji in rosso” (un uomo cerca di salvare una madre e i suoi bambini dai vapori di una centrale nucleare distrutta da un’eruzione del Monte Fuji), “Il Demone che piange” (la bomba atomica ha reso la terra desertica e trasformato gli esseri umani in mostruosi mutanti), “Il Villaggio dei Mulini” (in un villaggio idilliaco che sorge presso un fiume, nel bosco, un vecchio si unisce ad un corteo funebre). Otto sogni allegorici del grande Maestro giapponese per esprimere la sua visione “illuminata” sul mondo onirico e dar vita a ricordi, speranze, esperienze personali, paure recondite. Tra momenti di assoluta poesia e allucinazioni agghiaccianti sul futuro della razza umana, l’autore ci consegna, con ammirevole sincerità e indubbia saggezza, il suo testamento spirituale in forma cinematografica (dopo di questo farà solo altri due film). Tra serenità interiore, elementi mitologici, amore per il mondo e delusione per i suoi abitanti, il Maestro riesce a piegare la rigidità schematica ed i limiti di omogeneità tipici del film a episodi, modellandoli grazie al potere unificante del suo genio visionario e riuscendo a trarre, da ognuno di essi, pura magia figurativa. I segmenti più belli sono quelli più misteriosi: il primo, il secondo e l’ottavo, in cui il Maestro ci mostra suggestioni surreali della sua infanzia e della sua vecchiaia, tra grazia, bellezza ed eleganti allusioni sessuali (nei primi due). Gli altri sono più didattici o più risentiti, ma anche in essi troviamo momenti di volo alto, come in quello del tunnel, che è un incubo inquietante contro la guerra, o in quello di van Gogh, che è un’esplosione di sgargianti invenzioni visive. Il messaggio comune a tutti gli episodi è l’aspirazione di un ritorno al passato, al silenzio, alla natura, all’armonia e alla semplicità delle cose, rispetto alla follia distruttiva verso cui il progresso sembra condurre il mondo. Pur non possedendo la potenza artistica e la tensione drammatica dei suoi capolavori, perché a volte il moralismo prende il sopravvento sulla genialità poetica, questo non è affatto un film minore nella straordinaria carriera di Kurosawa, come invece alcuni critici hanno affermato con frettoloso snobismo. Quest’opera “senile” è una piccola gemma preziosa, che poté essere realizzata anche grazie al contributo di George Lucas e Steven Spielberg, in qualità di coproduttori. Gli effetti speciali sono della ILM e nel cast, oltre all’attore feticcio Akira Terao, va segnalata la presenza di Martin Scorsese, che interpreta il pittore van Gogh con impeto furioso.

Voto:
voto: 4/5

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