martedì 22 marzo 2016

Traffic (Traffic, 2000) di Steven Soderbergh

Tre storie di narcotraffico s’intrecciano tra Stati Uniti e Messico: a Tijuana un poliziotto onesto, Javier Rodriguez, impegnato nella lotta al flusso di droga che viaggia verso gli USA, viene coinvolto, senza saperlo, nel cruento scontro tra due “cartelli” rivali. A San Diego un grosso trafficante viene arrestato, in seguito alle accuse di un uomo del suo clan, e la tenace moglie prende il suo posto, cercando di eliminare lo spione, salvare il marito e tenere in piedi gli “affari” di famiglia. A Washington il nuovo capo del dipartimento anti droga, Robert Wakefield, scopre che sua figlia adolescente è tossicodipendente e dovrà fare i conti con il conflitto tra il suo ruolo pubblico e i sentimenti privati. Potente thriller drammatico sullo sporco mondo della droga, scritto egregiamente, impaginato in una sontuosa confezione tecnica e ben recitato da un cast di stelle: Benicio del Toro, Michael Douglas, Catherine Zeta-Jones, Don Cheadle, Dennis Quaid, Tomás Milián. Pur nelle modalità glamour dell’estetica di Soderbergh (che qui adotta una fotografia cromaticamente diversa in ciascuna delle tre storie), è una vibrante opera di denuncia con una forte connotazione “di genere”, a cui la struttura corale a segmenti incrociati conferisce forza, spessore e fascino. La battaglia tra pubblico e privato, presente in tutte e tre le linee narrative, si concede, nel finale, qualche accenno moralistico, ma l’ambiguità tematica, l’amarezza della riflessione conclusiva e il disincanto della presa di coscienza che la droga sia un cancro inestirpabile, perché vicina alle logiche del potere economico, conferiscono al tutto un alto senso tragico, impeccabile dal punto di vista dell’analisi sociale. Questo “docu-dramma” hollywoodiano ci parla di una guerra disperata, sanguinosa, quotidiana, il cui esito, già segnato in partenza, è contenuto nelle ciniche regole non scritte del capitalismo occidentale, quelle stesse regole a cui, implicitamente, ci sottomettiamo per mantenere il nostro modello di vita benestante. E’ il miglior film del regista di Atlanta, ebbe ottimi riscontri di critica e pubblico e vinse quattro premi Oscar: migliore regia (Soderbergh), miglior attore non protagonista (del Toro), migliore sceneggiatura non originale e miglior montaggio.

Voto:
voto: 4/5

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