Nel 1816, in un’enorme villa
sul lago di Ginevra, si riuniscono gli scrittori George Byron, Percy Shelley, sua
moglie Mary Shelley e John Polidori. Dopo una seduta spiritica questi si
sfidano ad inventare storie dell’orrore e racconti fantastici in una lunga
notte di tempesta, in cui i loro incubi peggiori sembrano prendere vita in
un’atmosfera di sospensione tra fantasia e realtà. Al sorgere del sole tutto
sembra tornare alla normalità, ma qualcosa di oscuro incombe sul destino dei
quattro uomini che, senza saperlo, quella notte hanno posto le basi del romanzo
gotico. Splendido horror allucinato attraversato da suggestioni oniriche,
atmosfere sulfuree ed una strisciante malia erotica che ne costituisce il
valore aggiunto e l’elemento pregnante. E’ ispirato all’incontro, realmente
avvenuto, tra i due celebri poeti romantici (Byron e Shelley), la moglie del
secondo e il dottor Polidori in una villa svizzera e durante il quale leggenda
vuole che sia davvero avvenuta la singolare disfida a colpi di storie
fantastiche, da loro ideate al momento. Sono in molti a sostenere che, proprio
in quella notte, la Shelley
e Polidori trassero la giusta ispirazione per dar vita ai rispettivi celebri
personaggi, pilastri dell’horror classico: la creatura di Frankenstein (che
compare nel romanzo “Frankenstein: or,
The Modern Prometheus” scritto da Mary Shelley nel 1817) ed il vampiro (che
appare, per la prima volta nella letteratura moderna, nel libro omonimo di
Polidori del 1819). Partendo da queste vicende, indubbiamente affascinanti, il
regista ha messo in piedi un suggestivo affresco gotico, traboccante di tutte
le sue geniali invenzioni visionarie per dar forma agli incubi nascosti dei
quattro scrittori, attingendo a piene mani dalle atmosfere dei romanzi
dell’epoca. Il risultato è un viaggio psichedelico nelle torbide ossessioni
dell’autore, immerse in un gusto che ondeggia tra il neoclassico, il
surrealistico e l’horror moderno, con invenzioni visive sospese tra
l’orripilante e il geniale. Russell non si limita ad una banale storia di
fantasmi o di incubi che prendono vita, ma imbastisce un’opulenta allegoria
carnevalesca dei demoni che abitano il nostro inconscio e del rimosso oscuro
che ogni uomo cerca di ignorare. Il male nelle sue diverse forme continua ad
essere l’oggetto dell’attenzione del regista britannico. E se ne I
diavoli era un male essenzialmente ideologico, creato per fini
politici, qui è un male psicologico, il lato occulto che ciascuno di noi
possiede. Le immagini di alto simbolismo metaforico, alcune indubbiamente molto
forti, suggeriscono un possibile percorso di “salvezza”, ovvero affrontare a
viso aperto i propri demoni, anche solo in una leggendaria notte di tempesta.
L’architettura della grande villa, decadente e inquietante, suggerisce che lo
spazio scenico sia una sorta di inferno dantesco, di alcova dannata, dentro cui
i protagonisti sono costretti a fare i conti con il proprio io perverso, con i
loro peccati nascosti. Il film segna il debutto sul grande schermo di Natasha
Richardson, bravissima nei panni di Mary Shelley e figlia di Vanessa Redgrave,
protagonista de I
diavoli. Gli altri membri del cast sono Gabriel Byrne, Julian Sands e
Timothy Spall. Inutile dire che la pellicola è imperdibile per i fans del
gotico, del regista e per gli amanti delle atmosfere sinistre dal gusto
demoniaco.
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