giovedì 17 marzo 2016

Gothic (Gothic, 1986) di Ken Russell

Nel 1816, in un’enorme villa sul lago di Ginevra, si riuniscono gli scrittori George Byron, Percy Shelley, sua moglie Mary Shelley e John Polidori. Dopo una seduta spiritica questi si sfidano ad inventare storie dell’orrore e racconti fantastici in una lunga notte di tempesta, in cui i loro incubi peggiori sembrano prendere vita in un’atmosfera di sospensione tra fantasia e realtà. Al sorgere del sole tutto sembra tornare alla normalità, ma qualcosa di oscuro incombe sul destino dei quattro uomini che, senza saperlo, quella notte hanno posto le basi del romanzo gotico. Splendido horror allucinato attraversato da suggestioni oniriche, atmosfere sulfuree ed una strisciante malia erotica che ne costituisce il valore aggiunto e l’elemento pregnante. E’ ispirato all’incontro, realmente avvenuto, tra i due celebri poeti romantici (Byron e Shelley), la moglie del secondo e il dottor Polidori in una villa svizzera e durante il quale leggenda vuole che sia davvero avvenuta la singolare disfida a colpi di storie fantastiche, da loro ideate al momento. Sono in molti a sostenere che, proprio in quella notte, la Shelley e Polidori trassero la giusta ispirazione per dar vita ai rispettivi celebri personaggi, pilastri dell’horror classico: la creatura di Frankenstein (che compare nel romanzo “Frankenstein: or, The Modern Prometheus” scritto da Mary Shelley nel 1817) ed il vampiro (che appare, per la prima volta nella letteratura moderna, nel libro omonimo di Polidori del 1819). Partendo da queste vicende, indubbiamente affascinanti, il regista ha messo in piedi un suggestivo affresco gotico, traboccante di tutte le sue geniali invenzioni visionarie per dar forma agli incubi nascosti dei quattro scrittori, attingendo a piene mani dalle atmosfere dei romanzi dell’epoca. Il risultato è un viaggio psichedelico nelle torbide ossessioni dell’autore, immerse in un gusto che ondeggia tra il neoclassico, il surrealistico e l’horror moderno, con invenzioni visive sospese tra l’orripilante e il geniale. Russell non si limita ad una banale storia di fantasmi o di incubi che prendono vita, ma imbastisce un’opulenta allegoria carnevalesca dei demoni che abitano il nostro inconscio e del rimosso oscuro che ogni uomo cerca di ignorare. Il male nelle sue diverse forme continua ad essere l’oggetto dell’attenzione del regista britannico. E se ne I diavoli era un male essenzialmente ideologico, creato per fini politici, qui è un male psicologico, il lato occulto che ciascuno di noi possiede. Le immagini di alto simbolismo metaforico, alcune indubbiamente molto forti, suggeriscono un possibile percorso di “salvezza”, ovvero affrontare a viso aperto i propri demoni, anche solo in una leggendaria notte di tempesta. L’architettura della grande villa, decadente e inquietante, suggerisce che lo spazio scenico sia una sorta di inferno dantesco, di alcova dannata, dentro cui i protagonisti sono costretti a fare i conti con il proprio io perverso, con i loro peccati nascosti. Il film segna il debutto sul grande schermo di Natasha Richardson, bravissima nei panni di Mary Shelley e figlia di Vanessa Redgrave, protagonista de I diavoli. Gli altri membri del cast sono Gabriel Byrne, Julian Sands e Timothy Spall. Inutile dire che la pellicola è imperdibile per i fans del gotico, del regista e per gli amanti delle atmosfere sinistre dal gusto demoniaco.

Voto:
voto: 4/5

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