mercoledì 16 marzo 2016

I diavoli (The Devils, 1970) di Ken Russell

Francia, 1634: la fortezza di Loudun, di religione protestante, cerca la convivenza pacifica con la maggioranza cattolica del paese, ma è da tempo nelle mire del potente cardinale Richelieu, che sogna di distruggerla. A capo della roccaforte c’è Urban Grandier, prete carismatico e lascivo, dai forti appetiti sessuali, ai quali non riesce a sottrarsi. Giovanna, suora della cittadella, ne è follemente innamorata e spera di entrare nelle sue grazie. Ma quando scopre che Grandier si è sposato in segreto con la giovane Madeleine, viene posseduta da una furibonda isteria erotica ed accusa il prete di aver corrotto lei e altre suore, coinvolgendole in atti osceni di natura sessuale. Per il perfido Richelieu sarà l’occasione a lungo attesa. Capolavoro scandaloso del visionario Ken Russell, eterno provocatore sospeso tra genio e dannazione. E’ il suo film più discusso e controverso, ma anche il suo migliore, un formidabile trattato fantastorico su temi quali possessione, superstizione e fanatismo ideologico utilizzato come strumento di potere per fini politici. E’ uno dei film “maledetti” degli anni ’70, proibito, vilipeso, censurato, sequestrato dagli organi giudiziari, bandito dalla Chiesa che, addirittura, minacciò di scomunica il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Gian Luigi Rondi, reo di averlo presentato alla rassegna del 1971, suscitando lo scandalo generale. Anzi sarebbe sensato dire che questo è, in assoluto, il più “dannato” tra i film di quel periodo visto che, ancora oggi, è sottoposto ad un incredibile ostracismo ideologico, a differenza dei vari Ultimo tango a Parigi, Arancia Meccanica, Cane di paglia, Salò o le 120 giornate di Sodoma che sono stati tutti ampiamenti sdoganati e rivalutati per il loro effettivo valore artistico. Diversi autori di cinema, come il messicano Guillermo del Toro, sono attivamente impegnati nella “battaglia” con la Warner (che detiene i diritti dell’opera) affinché dia il suo benestare alla pubblicazione, spesso annunciata ma costantemente rimandata, di un DVD che faccia, finalmente, giustizia delle incredibili persecuzioni censorie subite dal film di Russell, consentendo a tutti di poterlo vedere in versione integrale, con le scene a suo tempo sforbiciate dalle commissioni giudicanti rimontate insieme al resto della pellicola. L’unica versione integrale esistente venne proiettata, il 23 novembre 2004, al National Film Theatre di Londra, grazie all’opera del critico inglese Mark Kermode, ma questa release non è mai stata commercializzata per il mercato home video. A tutt’oggi (e sono passati 46 anni!) non è ancora possibile vederla con facilità, a meno di accontentarsi di visioni in qualità scadente, su una VHS del ’97, sempre sponsorizzata da Kermode (che era amico del regista), o utilizzando circuiti alternativi come la rete internet. Al di là della patina oscena, rappresentata dalla lunga serie di sequenze scioccanti a base di sesso, torture e violenze di ogni tipo, indubbiamente forti, va detto a chiare lettere che il film di Russell è molto di più di uno spettacolare circo delle aberrazioni, tra l’altro quasi mai gratuite, ma sempre funzionali all’esplicitazione del particolare contesto storico e psicologico. I diavoli è, essenzialmente, un provocatorio apologo politico contro il totalitarismo ideologico della Chiesa cattolica al tempo della Controriforma. Un vibrante atto d’accusa della connivenza corrotta tra i due poteri dominanti: quello temporale e quello religioso. Tra le pieghe delle tanto vituperate scene blasfeme e “pornografiche” (come quella del famoso “stupro di Cristo”, che venne interamente sforbiciata dalla censura dell’epoca), si nasconde una lucida analisi storica sui crimini commessi dall’Inquisizione, che lo spirito polemico del regista intende porre in risalto, spingendo forte sul pedale dell’erotismo scioccante, con evidente intento iconoclasta. Interessante la chiave di lettura che Russell propone sulla così detta “possessione”, mostrata come un problema psicopatologico piuttosto che come il frutto di un’entità maligna esterna. La possessione è, secondo l’autore, il risultato inevitabile della bieca repressione sessuale imposta dalla Chiesa in secoli di oppressione, allo scopo di poterla poi usare, a proprio vantaggio, per i suoi fini repressivi, eliminando così nemici, ostacoli e oppositori tramite la famigerata lotta contro il maligno. Il vero orrore del film risiede più nel suo realistico messaggio di fondo che nelle scioccanti scene esplicite che gli causarono gli strali dei benpensanti. Pur nella sua furia visiva la pellicola è stilisticamente sontuosa, sia nelle scene d’isteria collettiva (baraonde infernali coreografate con un alto senso di astrazione geometrica e con incredibile vigore plastico), sia nell’aspetto asettico delle ambientazioni astoriche (si pensi al bianco abbagliante degli interni della fortezza), che pongono la Loudun russelliana in una sorta di limbo atemporale, donando alla vicenda un senso universale e straniante al tempo stesso. Nel cast spiccano Oliver Reed (nella migliore interpretazione della sua carriera) e Vanessa Redgrave, ma vanno citati anche Max Adrian, Dudley Sutton e Gemma Jones. Il film è ispirato al libro, ugualmente famigerato, “I diavoli di Loudun” (1952) di Aldous Huxley.

Voto:
voto: 4,5/5

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