mercoledì 9 marzo 2016

Galileo (Galileo, 1968) di Liliana Cavani

La vita di Galileo Galilei dai 28 ai 69 anni, dalle prime scoperte astronomiche che lo faranno dubitare del dogma geocentrico imposto dalla Chiesa, al processo per eresia, con abiura finale, per salvare la sua vita di fronte all’ottuso fanatismo della santa inquisizione. Coraggiosa biografia di Liliana Cavani, atipica ed anticonvenzionale, sul geniale astronomo pisano, la cui parabola umana e scientifica ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della fisica ma anche in quella delle supreme ingiustizie commesse dal potere oligarchico ai danni della verità. Drammatico e solenne, a tratti didattico, assume un beffardo tono “divertito” nei velenosi attacchi al clero, a quel rigido ambiente papalino che commise indicibili nefandezze presumendo di parlare in nome di Dio. Per il suo forte, ma realistico, contenuto anticlericale il film subì gli strali della censura alla sua uscita, cosa che diverrà poi abituale per la regista emiliana, e ciò gli è costato una sordina forzata che lo ha reso “invisibile” al grande pubblico, con un inspiegabile divieto ai minori di 18 anni. La pellicola non è mai passata in televisione, nonostante sia stata coprodotta dalla RAI, e la sua condizione di oblio coatto ricorda, paradossalmente, la persecuzione ideologica subita da Galileo. Quest’opera polemica e risoluta è interamente costruita sui contrasti, proprio come Galileo che era schiacciato tra il martello dei falsi dogmi cattolici e l’incudine della verità scientifica. Il contrasto tra scienza e fede, verità e menzogna, libertà di pensiero e oppressione ideologica, dottrina religiosa e suoi rappresentanti. Con un piede nel passato e uno sguardo al presente, la regista intende tracciare una vibrante requisitoria universale contro il potere arrogante, contro tutte le oppressioni, i dogmatismi e gli atteggiamenti faziosi che portano alcuni uomini a ritenersi superiori ad altri, commettendo abusi in virtù di questa posizione di privilegio. Due momenti fondamentali del film sono l’incontro tra Galileo e Giordano Bruno, eretico “impenitente” che per le sue teorie filosofiche “blasfeme” sulla natura di Dio e per il suo ostinato rifiuto di abiura sarà condannato al rogo, e l’elezione a papa del cardinale Barberini con il nome di Urbano VIII. Il cardinale, dimostrando un’apertura mentale superiore alla media, non era inizialmente contrario alle nuove teorie scientifiche galileiane ma poi, una volta salito al trono pontificio, è costretto a piegarsi al fanatismo dei teologi, sacrificando Galileo e la verità pur di mantenere il suo potere. Il cinema audace e “sotterraneo” della Cavani, costantemente basato sul dissenso, si specchia con lucidità in una delle ingiustizie storiche supreme per attualizzare se stesso, ribadendo la sua posizione di fiero disappunto nei confronti dei moralisti e dei soloni, che si sentono protetti da un pulpito di ottusa ipocrisia nella loro azione inibitoria. Ma, per fortuna, esiste un modo indipendente e non omologato di fare arte, informazione e cultura, al di là della retorica conformista e della rigidità dei benpensanti. E fino a che ci saranno le opere di registi liberi come la Cavani, Pasolini, Bellocchio o Bertolucci, la verità avrà sempre maggiori possibilità di affermazione. Perché in fondo sappiamo tutti che “e pur si muove!”.

Voto:
voto: 4/5

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