Il giovane avvocato Kevin Lomax, tanto
brillante quanto vanitoso, non ha mai perso una causa. Mai pago dei suoi
successi lascia la Florida
per un importante studio legale di New York, dove conosce il carismatico John
Milton, capo dell’imponente struttura, che lo prende sotto la sua ala
protettrice. Ma ben presto la vita da sogno di Kevin nella “grande mela” si
trasforma in un incubo quando la moglie Mary Ann inizia ad avere orribili
allucinazioni che la fanno precipitare in uno stato di disordine mentale.
Diviso tra l’amore per sua moglie e la sua sfrenata ambizione, l’avvocato inizia
a sospettare che l’affabulatore Milton abbia qualche oscuro segreto da
nascondere e dovrà fare i conti con la sua coscienza per decidere se vendere o
meno la sua anima al diavolo. Ambizioso horror a sfondo legale che cerca di
mescolare, a volte maldestramente, temi e suggestioni diverse: sovrannaturale, dramma,
religione, thriller, demonologia, pessimismo antropologico, satira sul
rampantismo, apologo faustiano, parabola morale, riflessione sull’ambigua professione
degli avvocati. Si procede, un po’ confusamente, per accumulo di situazioni
eclatanti, sentenze lapidarie di forte effetto, scene cruente, cadute di stile,
momenti grevi, anche se alcune trovate visionarie funzionano egregiamente e l’idea
di accostare gli avvocati all’esercito del male che conquisterà il mondo ha un
suo fascino oscuro. Conturbante ed enigmatico nel suo incedere, utilizza spesso
la malia dell’erotismo per scivolare sotto pelle, aumentando il suo senso
d’inquietudine a mano a mano che si procede verso un finale annunciato. Peccato
che ci sia sempre troppo o troppo poco e che il film finisca per sfuggire di
mano al regista, rivelandosi un tronfio sermone spettacolare privo di
equilibrio sospeso tra becero e sublime, con costanti scivoloni nel ridicolo
involontario. Buoni gli effetti speciali e ottimo il cast, con Al Pacino sempre
sopra le righe, ma straordinario nel monologo finale (egregiamente doppiato da Giancarlo
Giannini nell’edizione italiana), Keanu Reeves nei panni del superbo Kevin
Lomax e Charlize Theron incredibilmente intensa nel ruolo della fragile Mary
Ann, vittima innocente della rapacità del sogno americano. E’ liberamente
tratto dal romanzo omonimo di Andrew Neiderman, anche se il regista trasse spunto
anche da altri classici della letteratura, come il poema “Paradiso perduto” di John Milton che, guarda caso, è anche il nome
del personaggio interpretato da Pacino. La pellicola ebbe un buon successo e
raggiunse una certa popolarità alla sua uscita, ma poteva essere decisamente un
film migliore abbassandone le pretese e restringendone il campo d’azione.
Incompiuto.
La frase: “Vanità,
decisamente il mio peccato preferito”
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