giovedì 31 marzo 2016

La fortezza nascosta (Kakushi-toride no san-akunin, 1958) di Akira Kurosawa

Nel Giappone feudale dilaniato dalla guerra civile, due contadini vengono reclutati da un samurai per scortare una giovane principessa attraverso il territorio occupato dalle forze nemiche. I quattro dovranno trasportare anche un prezioso carico d’oro, opportunamente nascosto in un cumulo di rami secchi. Splendido dramma storico raccontato con tono leggero, grazie a tocchi d’ironia grottesca, sotto forma di grande avventura picaresca dai risvolti epici. Come una sottile fiaba itinerante, ispirata al teatro kabuki, il film procede in un crescendo di azione e di umorismo, parafrasando il romanzo cavalleresco e le novelle eroicomiche di più bassa estrazione popolare. L’inevitabile lieto fine assume il senso di un percorso iniziatico per la principessa Yuki, passata da ragazzina capricciosa e ribelle alla vita reale di corte, attraversando prima le diverse trappole della vita. Con un’estrema attenzione a tutti i personaggi, Kurosawa delinea abilmente la psicologia del generale interpretato dal fido Toshirô Mifune, analogamente a quella della principessa o dei due contadini, donando a tutti il medesimo risalto. Tutta da gustare la bella sequenza del duello tra Mifune e Susumu Fujita, che possiede anche un forte valore simbolico. Infatti Fujita era l’attore d’azione dei primi film del regista, poi sostituito proprio da Mifune. George Lucas ha sempre dichiarato di essersi notevolmente ispirato a questo film nello scrivere la sceneggiatura del primo Star Wars.

Voto:
voto: 4/5

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