martedì 15 marzo 2016

Attrazione Fatale (Fatal Attraction, 1987) di Adrian Lyne

Avvocato “piacione” di New York trascorre una travolgente notte di sesso con una bionda conosciuta a una festa, per poi tornare tranquillamente alla sua agiata vita familiare, con moglie e figlia di 6 anni. Ma l’amante focosa non ci sta e prende a perseguitarlo. Sarà l’inizio di un incubo. Inquietante dramma erotico che stinge nel thriller, diretto con mestiere da Adrian Lyne che, pur nella sua tipica sensualità chic dalla patina glamour, riesce a trasmettere più di un brivido grazie all’eccellente interpretazione di Glenn Close, nei panni di una psicopatica dark lady. La prima parte del film è sicuramente la più interessante per come sa mettere in scena il mondo fasullo degli yuppies, in cui l’adulterio e la menzogna non sono soltanto abitudini consolidate, ma un vezzo con cui alimentare la propria vanità. In tal senso la scelta di Michael Douglas nei panni del fedifrago pentito era quasi obbligata. Invece la seconda parte scivola nel thriller più convenzionale, con annessi i colpi di scena del caso, e corre spedita come un treno verso un finale reazionario, in odore di velato maschilismo. Come al solito Lyne fa quello che sa fare: erotismo ammiccante, charme patinato, personaggi che sembrano usciti da uno spot pubblicitario. Stavolta il carisma della Close garantisce una marcia in più ma restiamo nella media dei suoi prodotti affettati. Fu un grande successo di pubblico ed ebbe sei candidature agli Oscar, restando però a secco di premi.

Voto:
voto: 3/5

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