giovedì 24 marzo 2016

La mia Africa (Out of Africa, 1985) di Sydney Pollack

La giovane Karen, donna romantica e passionale, lascia la Danimarca alla volta del Kenya dove sposa, per convenienza, il barone von Blixen. Mentre si dedica attivamente alla sua piantagione di caffè, Karen, pur affascinata dall’Africa e dalle sue atmosfere, scopre che il marito non è l’uomo che credeva. Blixen, che ben presto si rivela uomo rude e libertino, la trascura, la tradisce e le trasmetterà persino la sifilide. Durante le lunghe assenza del marito Karen s’invaghisce dell’affascinante cacciatore avventuriero Denys Finch-Hatton, ma anche questa stimolante relazione avrà risvolti drammatici. Tratto dall’omonimo romanzo autobiografico della vera Karen Blixen, adattato da Pollack con accademica libertà artistica, è un polpettone romantico ultra patinato, traboccante di sentimentalismo e di ridondanze. La ricostruzione storico ambientale delle atmosfere d’epoca è sontuosa, gli attori sono bravissimi (in particolar modo Meryl Streep e Klaus Maria Brandauer, mentre Robert Redford appare un po’ ingessato), i rimandi esotici alla vecchia Hollywood funzionano, i panorami africani incantano, ma quella di Pollack è un’Africa da cartolina, di cui ci viene mostrata la rigogliosa bellezza, ma ce ne viene nascosta l’anima selvaggia. Le scene migliori sono i dialoghi esistenziali tra Karen e Finch-Hatton, pregni di profondo lirismo. La famosa sequenza del volo aereo è indubbiamente di grande effetto, specialmente per le struggenti musiche del grande John Barry, splendide ma un po’ troppo somiglianti al meraviglioso tema di Nata libera (Born free, 1967), sempre composto dal maestro britannico. Il film ebbe un notevole successo e fu pluripremiato con una certa generosità. Sette Oscar: film, regia, sceneggiatura, fotografia, scenografie, sonoro e colonna sonora.

Voto:
voto: 3/5

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