La giovane Karen, donna romantica e
passionale, lascia la
Danimarca alla volta del Kenya dove sposa, per convenienza,
il barone von Blixen. Mentre si dedica attivamente alla sua piantagione di
caffè, Karen, pur affascinata dall’Africa e dalle sue atmosfere, scopre che il
marito non è l’uomo che credeva. Blixen, che ben presto si rivela uomo rude e
libertino, la trascura, la tradisce e le trasmetterà persino la sifilide.
Durante le lunghe assenza del marito Karen s’invaghisce dell’affascinante
cacciatore avventuriero Denys Finch-Hatton, ma anche questa stimolante
relazione avrà risvolti drammatici. Tratto dall’omonimo romanzo autobiografico
della vera Karen Blixen, adattato da Pollack con accademica libertà artistica,
è un polpettone romantico ultra patinato, traboccante di sentimentalismo e di
ridondanze. La ricostruzione storico ambientale delle atmosfere d’epoca è
sontuosa, gli attori sono bravissimi (in particolar modo Meryl Streep e Klaus
Maria Brandauer, mentre Robert Redford appare un po’ ingessato), i rimandi
esotici alla vecchia Hollywood funzionano, i panorami africani incantano, ma
quella di Pollack è un’Africa da cartolina, di cui ci viene mostrata la
rigogliosa bellezza, ma ce ne viene nascosta l’anima selvaggia. Le scene
migliori sono i dialoghi esistenziali tra Karen e Finch-Hatton, pregni di
profondo lirismo. La famosa sequenza del volo aereo è indubbiamente di grande
effetto, specialmente per le struggenti musiche del grande John Barry,
splendide ma un po’ troppo somiglianti al meraviglioso tema di Nata libera (Born free, 1967), sempre composto dal maestro britannico. Il film
ebbe un notevole successo e fu pluripremiato con una certa generosità. Sette
Oscar: film, regia, sceneggiatura, fotografia, scenografie, sonoro e colonna
sonora.
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