lunedì 14 marzo 2016

Ricomincio da tre (Ricomincio da tre, 1981) di Massimo Troisi

Gaetano è un giovane napoletano, timido e impacciato, che decide di partire dalla sua città per sfuggire all’inerzia delle sue giornate sempre uguali. Sbarcato a Firenze, dove trova momentaneo alloggio presso sua zia, incontra Marta, infermiera emancipata con ambizioni da scrittrice, con cui allaccia una relazione sentimentale. Intanto Lello, l’amico di una vita, buffo e assillante, decide di seguire le sue orme e lo raggiunge a Firenze, provocando una serie di strambe situazioni. Il rapporto con Marta sembra procedere tranquillamente ma, ben presto, Gaetano dovrà fare i conti con la differenza di mentalità e con le proprie inibizioni, quando verrà a scoprire che la ragazza è incinta e che il figlio potrebbe non essere suo. Sfavillante esordio cinematografico di Massimo Troisi, nuova maschera comica della scuola napoletana, molto vicino alla tradizione di Eduardo, straordinario umorista dalla battuta fulminante, sospeso tra ironia, tenerezza ed una comicità “nevrotica”, costruita sul disarmante disagio, assolutamente innovativa rispetto alla consuetudine partenopea. Passato dal cabaret, con i buoni riscontri del trio “La smorfia”, al cinema, in veste di regista e attore protagonista, Troisi fa il botto, sbanca il botteghino nazionale e mette d’accordo tutti, pubblico e critica, riscuotendo consensi in tutto il territorio nazionale e dimostrando che la sua naturale vis comica va ben al di là dell’idioma e del campanile regionale. Pluripremiato e lodato in modo plebiscitario oltre ogni aspettativa, Ricomincio da tre fu il maggior incasso italiano del 1981 (battendo persino Star Wars episodio V) e ancor oggi si racconta di sale stracolme e posti in piedi da Milano a Palermo. Lo schema è quello degli sketch tipici del cabaret da cui il nostro proviene, con il fido Lello Arena nel ruolo di collaudata spalla comica, con uno stile teatrale ed una messa in scena un po’ misera nella sua essenzialità. Ma la portata innovativa della comicità di Troisi, basata su un mix di garbata spontaneità, ironia dissacrante e malinconica frustrazione, riesce a rivitalizzare tutta la commedia italiana degli anni ’80, dopo il vuoto lasciato dalla fine dell’epoca d’oro dei grandi “mattatori”. Corroborato dalle belle musiche di Pino Daniele, il film è un continuo susseguirsi di scene irresistibili, trovate folgoranti, situazioni paradossali, personaggi surreali, battute geniali, alcune delle quali sono entrate di diritto nel linguaggio popolare. In questo suo fragoroso esordio Troisi s’impone al pubblico come nuovo alfiere della nostra commedia e come grande rinnovatore della gloriosa tradizione artistica partenopea, portatore di un linguaggio nuovo, più denso e problematico, che tende a scardinarne gli annosi stereotipi e gli assiomi folcloristici, come quello del napoletano chiassoso, smaliziato ed atavicamente felice, nonostante le difficoltà sociali, grazie alla banale formula “sole, mare, pizza e mandolino”. Peccato che poi, nel corso della sua filmografia successiva, non sempre riuscirà a confermare questa felice tendenza in egual misura. Ma l’affetto e la simpatia del pubblico non gli verranno mai a mancare in tutta la sua carriera, purtroppo bruscamente interrotta dalla dolorosa e prematura fine.

Voto:
voto: 4/5

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