Gaetano è un giovane napoletano, timido e
impacciato, che decide di partire dalla sua città per sfuggire all’inerzia
delle sue giornate sempre uguali. Sbarcato a Firenze, dove trova momentaneo
alloggio presso sua zia, incontra Marta, infermiera emancipata con ambizioni da
scrittrice, con cui allaccia una relazione sentimentale. Intanto Lello, l’amico
di una vita, buffo e assillante, decide di seguire le sue orme e lo raggiunge a
Firenze, provocando una serie di strambe situazioni. Il rapporto con Marta
sembra procedere tranquillamente ma, ben presto, Gaetano dovrà fare i conti con
la differenza di mentalità e con le proprie inibizioni, quando verrà a scoprire
che la ragazza è incinta e che il figlio potrebbe non essere suo. Sfavillante
esordio cinematografico di Massimo Troisi, nuova maschera comica della scuola
napoletana, molto vicino alla tradizione di Eduardo, straordinario umorista
dalla battuta fulminante, sospeso tra ironia, tenerezza ed una comicità
“nevrotica”, costruita sul disarmante disagio, assolutamente innovativa
rispetto alla consuetudine partenopea. Passato dal cabaret, con i buoni
riscontri del trio “La smorfia”, al cinema, in veste di regista e attore protagonista,
Troisi fa il botto, sbanca il botteghino nazionale e mette d’accordo tutti,
pubblico e critica, riscuotendo consensi in tutto il territorio nazionale e
dimostrando che la sua naturale vis comica va ben al di là dell’idioma e del
campanile regionale. Pluripremiato e lodato in modo plebiscitario oltre ogni
aspettativa, Ricomincio da tre fu il
maggior incasso italiano del 1981 (battendo persino Star Wars episodio V) e ancor oggi si racconta di sale stracolme e
posti in piedi da Milano a Palermo. Lo schema è quello degli sketch tipici del
cabaret da cui il nostro proviene, con il fido Lello Arena nel ruolo di
collaudata spalla comica, con uno stile teatrale ed una messa in scena un po’
misera nella sua essenzialità. Ma la portata innovativa della comicità di
Troisi, basata su un mix di garbata spontaneità, ironia dissacrante e
malinconica frustrazione, riesce a rivitalizzare tutta la commedia italiana
degli anni ’80, dopo il vuoto lasciato dalla fine dell’epoca d’oro dei grandi
“mattatori”. Corroborato dalle belle musiche di Pino Daniele, il film è un
continuo susseguirsi di scene irresistibili, trovate folgoranti, situazioni
paradossali, personaggi surreali, battute geniali, alcune delle quali sono
entrate di diritto nel linguaggio popolare. In questo suo fragoroso esordio
Troisi s’impone al pubblico come nuovo alfiere della nostra commedia e come grande
rinnovatore della gloriosa tradizione artistica partenopea, portatore di un
linguaggio nuovo, più denso e problematico, che tende a scardinarne gli annosi
stereotipi e gli assiomi folcloristici, come quello del napoletano chiassoso, smaliziato
ed atavicamente felice, nonostante le difficoltà sociali, grazie alla banale formula
“sole, mare, pizza e mandolino”. Peccato che poi, nel corso della sua filmografia
successiva, non sempre riuscirà a confermare questa felice tendenza in egual
misura. Ma l’affetto e la simpatia del pubblico non gli verranno mai a mancare
in tutta la sua carriera, purtroppo bruscamente interrotta dalla dolorosa e
prematura fine.
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