mercoledì 23 marzo 2016

L'ultimo bacio (L'ultimo bacio, 2001) di Gabriele Muccino

Carlo è un trentenne turbato perché sa di essere a un bivio cruciale della sua vita. Sta per sposare la romantica Giulia, che aspetta un figlio da lui, ma non si sente ancora pronto al grande passo. Quando incontra la bella diciottenne in fiore Francesca, scoppia la crisi perché Carlo non sa sottrarsi alla voglia di restare ancora aggrappato alla gioventù, con un ultimo atto da batticuore proibito. Intorno a lui le cose non vanno meglio: i suoi amici di una vita sono depressi cronici, incapaci di crescere e di vivere un rapporto sentimentale stabile, mentre la madre di Giulia, annoiata e ossessionata dagli anni che passano, butta all’aria il suo consolidato matrimonio per tuffarsi a capofitto nel revival di un vecchio amore giovanile. Otto personaggi inquieti, incapaci di vivere serenamente la loro età e di accettarne gli inevitabili cambiamenti, alla disperata ricerca dell’amore. Ma trattasi, evidentemente, di un amore egoistico perché ciascuno cerca in esso il benessere personale, una botta di vita per dimenticare le proprie ansie. E’ questo il tema principale e lo schema narrativo di quest’energica commedia corale di Muccino, grandissimo successo di pubblico e critica, con inevitabile pioggia di premi non solo italiani. Non è soltanto un film sui “bamboccioni” viziati figli del benessere consumistico, è un film amaro sul vuoto morale e sul disagio esistenziale di una società opulenta che ha smarrito il gusto della semplicità e ricerca la felicità inseguendo il materialismo. Muccino è un regista furbo, un patinato cantore dell’odierna crisi antropologica, capace di toccare il cuore del grande pubblico con un cinema dinamico, sovraeccitato, urlato, basato su un bieco sensazionalismo sentimentale. Ma due qualità gli vanno riconosciute: la capacità di dirigere gli attori, traendo il meglio da ciascuno di loro, e la profonda amarezza di fondo delle sue prime opere, tanto enfatiche quanto crudelmente ciniche. Peccato che voglia sempre strafare, esibire, piacere, sorprendere. Altrimenti questo cupo affresco generazionale di trentenni fragili e immaturi avrebbe potuto assumere ben altro spessore sociologico, se fosse stato nelle mani di un regista più “sottile”. Del cast “all-italian-stars” (Stefano Accorsi, Giovanna Mezzogiorno, Stefania Sandrelli, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria, Sergio Castellitto) resterà soprattutto il fascino acerbo di Martina Stella che, letteralmente, buca lo schermo. Il film ha avuto uno squallido remake americano (The last kiss di Tony Goldwyn) ed un anonimo seguito (Baciami ancora), diretto dallo stesso regista e con il medesimo cast, a parte la Mezzogiorno che fu sostituita, tra le polemiche, da Vittoria Puccini. Bella la canzone omonima di Carmen Consoli che fa da commento musicale all’intera pellicola.

Voto:
voto: 3/5

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