Carlo è un trentenne turbato perché sa di
essere a un bivio cruciale della sua vita. Sta per sposare la romantica Giulia,
che aspetta un figlio da lui, ma non si sente ancora pronto al grande passo.
Quando incontra la bella diciottenne in fiore Francesca, scoppia la crisi
perché Carlo non sa sottrarsi alla voglia di restare ancora aggrappato alla
gioventù, con un ultimo atto da batticuore proibito. Intorno a lui le cose non
vanno meglio: i suoi amici di una vita sono depressi cronici, incapaci di
crescere e di vivere un rapporto sentimentale stabile, mentre la madre di
Giulia, annoiata e ossessionata dagli anni che passano, butta all’aria il suo
consolidato matrimonio per tuffarsi a capofitto nel revival di un vecchio amore
giovanile. Otto personaggi inquieti, incapaci di vivere serenamente la loro età
e di accettarne gli inevitabili cambiamenti, alla disperata ricerca dell’amore.
Ma trattasi, evidentemente, di un amore egoistico perché ciascuno cerca in esso
il benessere personale, una botta di vita per dimenticare le proprie ansie. E’
questo il tema principale e lo schema narrativo di quest’energica commedia
corale di Muccino, grandissimo successo di pubblico e critica, con inevitabile
pioggia di premi non solo italiani. Non è soltanto un film sui “bamboccioni”
viziati figli del benessere consumistico, è un film amaro sul vuoto morale e
sul disagio esistenziale di una società opulenta che ha smarrito il gusto della
semplicità e ricerca la felicità inseguendo il materialismo. Muccino è un
regista furbo, un patinato cantore dell’odierna crisi antropologica, capace di
toccare il cuore del grande pubblico con un cinema dinamico, sovraeccitato,
urlato, basato su un bieco sensazionalismo sentimentale. Ma due qualità gli
vanno riconosciute: la capacità di dirigere gli attori, traendo il meglio da
ciascuno di loro, e la profonda amarezza di fondo delle sue prime opere, tanto
enfatiche quanto crudelmente ciniche. Peccato che voglia sempre strafare,
esibire, piacere, sorprendere. Altrimenti questo cupo affresco generazionale di
trentenni fragili e immaturi avrebbe potuto assumere ben altro spessore
sociologico, se fosse stato nelle mani di un regista più “sottile”. Del cast “all-italian-stars” (Stefano Accorsi,
Giovanna Mezzogiorno, Stefania Sandrelli, Pierfrancesco Favino, Claudio
Santamaria, Sergio Castellitto) resterà soprattutto il fascino acerbo di Martina
Stella che, letteralmente, buca lo schermo. Il film ha avuto uno squallido
remake americano (The last kiss di
Tony Goldwyn) ed un anonimo seguito (Baciami
ancora), diretto dallo stesso regista e con il medesimo cast, a parte la Mezzogiorno che fu
sostituita, tra le polemiche, da Vittoria Puccini. Bella la canzone omonima di
Carmen Consoli che fa da commento musicale all’intera pellicola.
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