martedì 8 marzo 2016

Metello (Metello, 1970) di Mauro Bolognini

Vita e amori del giovane muratore Metello Salani nella Firenze del primo ‘900. Sentimentalmente irrequieto il nostro è innamorato di Viola ma finisce per sposare Ersilia, la dolce figlia del suo capo cantiere, salvo poi tradirla con la procace vicina di casa. Ma intanto Metello partecipa attivamente anche alle battaglie dei lavoratori per ottenere più diritti ed un salario onorevole, aderendo prima al movimento anarchico e poi agli ideali socialisti. Le dure lotte politiche lo porteranno anche in galera in seguito agli scontri con la polizia. Dal celebre romanzo omonimo di Vasco Pratolini, Bolognini ha tratto un adattamento di stampo classico, assai rispettoso del testo ispiratore, illustrato con preziosa dovizia di particolari, splendidamente fotografato e sontuoso nella ricostruzione storico ambientale. Nei modi raffinati di un’oleografia d’epoca, l’autore ricostruisce con efficacia la Firenze umbertina, con dei personaggi generosi nella loro esuberanza vitale a cui i protagonisti, Massimo Ranieri e Ottavia Piccolo, si donano anima e corpo. E se Ranieri è sufficientemente espressivo (ma dovette essere doppiato per ottenere l’accento fiorentino), la Piccolo è addirittura sorprendente nella sua interpretazione e venne premiata come miglior attrice al Festival di Cannes. Come affresco storico la pellicola è notevole, come melodramma sentimentale è sufficientemente spigliato, risulta invece lacunoso sotto l’aspetto politico, affrontato con troppa superficialità e senza la dovuta analisi sociale. Belle e appassionate le musiche del maestro Morricone.

Voto:
voto: 3,5/5

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