Dopo aver perso i genitori adottivi una
giovane donna di colore, Hortense, che vive nei sobborghi di Londra, decide di
mettersi alla ricerca della madre naturale che non ha mai conosciuto. Con
l’aiuto di un assistente sociale compiacente riesce nell’impresa e scopre che
sua madre è una donna bianca, depressa e infelice, che convive con una figlia
ribelle in un malandato bifamiliare. Hortense trova il coraggio di incontrarla
in un pranzo di famiglia che metterà a nudo parecchie scomode verità. Sottile
dramma psicologico diretto da Mike Leigh con asettico rigore, come se fosse un
documentario antropologico o, per usare la lingua dei nostri tempi, un
“reality” familiare. Va in scena il quotidiano della media borghesia inglese,
tra solitudini e incomprensioni, in un film corale, molto parlato, che lancia
squarci improvvisi di pura commozione in un incedere mediamente inerte, come la
vita vera. Fedele a quel realismo che è la colonna portante del suo cinema,
l’autore ci consegna una lucida riflessione sui rapporti umani in una società
competitiva, austera e multietnica come quella britannica, tendendo
all’astrazione del suo verismo tramite lunghi piani sequenza che dilatano
all’estremo la tensione emotiva, puntando così alla realizzazione concreta della
quintessenza della sua estetica. Ben scritto ed egregiamente interpretato è un
solido esempio di cinema sociale, che mette al bando le emozioni a buon mercato
e pone al centro della scena sceneggiatura e recitazione, mutando continuamente
registro nel suo oscillare tra lacrime e risate. Amatissimo dai critici di
tutto il mondo, che lo hanno beatificato forse con eccessiva fretta, ha vinto la Palma d’Oro ed il premio
alla migliore attrice (la straordinaria Brenda Blethyn) al Festival di Cannes
del 1996, con la giuria presieduta da Francis Ford Coppola. Ebbe cinque
nomination “pesanti” agli Oscar, ma dovette arrendersi a Il paziente inglese di Anthony Minghella e non portò a casa nessuna
statuetta. Memorabile la scena in cui la Blethyn dà un saggio della sua bravura di
attrice, riuscendo a commuoverci durante la telefonata con Hortense, in cui
recita costantemente inquadrata di schiena.
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