martedì 15 marzo 2016

Segreti e bugie (Secrets & Lies, 1996) di Mike Leigh

Dopo aver perso i genitori adottivi una giovane donna di colore, Hortense, che vive nei sobborghi di Londra, decide di mettersi alla ricerca della madre naturale che non ha mai conosciuto. Con l’aiuto di un assistente sociale compiacente riesce nell’impresa e scopre che sua madre è una donna bianca, depressa e infelice, che convive con una figlia ribelle in un malandato bifamiliare. Hortense trova il coraggio di incontrarla in un pranzo di famiglia che metterà a nudo parecchie scomode verità. Sottile dramma psicologico diretto da Mike Leigh con asettico rigore, come se fosse un documentario antropologico o, per usare la lingua dei nostri tempi, un “reality” familiare. Va in scena il quotidiano della media borghesia inglese, tra solitudini e incomprensioni, in un film corale, molto parlato, che lancia squarci improvvisi di pura commozione in un incedere mediamente inerte, come la vita vera. Fedele a quel realismo che è la colonna portante del suo cinema, l’autore ci consegna una lucida riflessione sui rapporti umani in una società competitiva, austera e multietnica come quella britannica, tendendo all’astrazione del suo verismo tramite lunghi piani sequenza che dilatano all’estremo la tensione emotiva, puntando così alla realizzazione concreta della quintessenza della sua estetica. Ben scritto ed egregiamente interpretato è un solido esempio di cinema sociale, che mette al bando le emozioni a buon mercato e pone al centro della scena sceneggiatura e recitazione, mutando continuamente registro nel suo oscillare tra lacrime e risate. Amatissimo dai critici di tutto il mondo, che lo hanno beatificato forse con eccessiva fretta, ha vinto la Palma d’Oro ed il premio alla migliore attrice (la straordinaria Brenda Blethyn) al Festival di Cannes del 1996, con la giuria presieduta da Francis Ford Coppola. Ebbe cinque nomination “pesanti” agli Oscar, ma dovette arrendersi a Il paziente inglese di Anthony Minghella e non portò a casa nessuna statuetta. Memorabile la scena in cui la Blethyn dà un saggio della sua bravura di attrice, riuscendo a commuoverci durante la telefonata con Hortense, in cui recita costantemente inquadrata di schiena.

Voto:
voto: 4/5

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