giovedì 17 marzo 2016

China Blue (Crimes of Passion, 1984) di Ken Russell

Joanna è una stilista di successo, impeccabile nell’aspetto e maniacale sul lavoro. Ma la notte si trasforma per lasciare spazio alla sua identità segreta, diventando China Blue, una prostituta lussuriosa che batte i marciapiedi delle più infime strade di Los Angeles. Un prete perverso e psicotico cerca di redimerla ma i suoi metodi sono poco ortodossi. Scioccante thriller erotico a tinte forti di Ken Russell che intende rileggere, al femminile, il mito di Jekyll e Hyde con un surplus di crudezza che lo rende poco adatto al pubblico sensibile. Come al solito il regista inglese abbonda in sequenze disturbanti, immergendoci in un abisso di truce violenza, di squallore morale e di sfacciato erotismo. Il secondo film americano di Russell è un’opera estrema, che per certi versi anticipa il successivo Whore. E’ una pellicola underground, notturna, lurida ed anarchica, nel suo costante ondeggiare tra naturalismo estremo e pura exploitation. Le cadute di gusto sono evidenti ed innegabili, ma, a tratti, i graffi visionari del “bad boy” del cinema inglese affiorano in sequenze di spericolata suggestione oscura. Tra voyeurismo patinato ed eccessi lascivi la mano estrosa dell’autore si nota nella fotografia vivida, nella caratterizzazione ammaliante del lato oscuro della “città degli angeli”, negli inserti stranianti (la sovrapposizione tra i disegni degli abiti e le icone esplicite e del kamasutra), nei momenti horror (la bambola insanguinata), nell’iconoclasta furia visiva. Per molti fans del regista è puro cult, per i detrattori è una morbosa fiera insopportabile di sadomasochismo pornografico, ma la verità sta, più o meno, nel mezzo. Notevole l’interpretazione di una conturbante Kathleen Turner, bomba sexy “generosa” e disponibile come non mai, mentre Anthony Perkins, come sempre nei panni di un personaggio mentalmente disturbato, appare un po’ arrugginito e macchiettistico. Il film ebbe molti guai con la censura, accuse di pornografia e la consueta trafila di pubblica indignazione a cui l’autore era abituato. La scena del pugnale vibratore è rimasta in un certo immaginario distorto per gli amanti del genere horror. Non è scorretto affermare che quest’opera radicale può essere vista come la versione greve di Omicidio a luci rosse di De Palma. Benpensanti e moralisti stiano alla larga.

Voto:
voto: 3,5/5

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