mercoledì 30 marzo 2016

Butch Cassidy (Butch Cassidy and the Sundance Kid, 1969) di George Roy Hill

Nel Wyoming di fine ‘800, Butch Cassidy e Sundance Kid sono due ladri inafferrabili specializzati in rapine ai treni portavalori. Braccati dagli uomini della Union Pacific, la compagnia più bersagliata dai loro colpi, fuggono in Bolivia insieme alla maestrina Etta, innamorata di Sundance. I due cercano di proseguire la loro attività criminosa in Sud America ma dovranno fare i conti con l’esercito locale. Suggestiva rilettura in chiave romantica dell’epopea del vecchio West, con un tono sospeso tra l’ironico e il disilluso. Fiammeggiante nella confezione estetica e sorretto dalla coppia di divi protagonisti, Paul Newman e Robert Redford (che quattro anni dopo ritroveranno il regista nel capolavoro La stangata), è un anti-western anarchico infarcito di elementi grotteschi, di tocchi sofisticati e di echi post sessantottini, proteso nella mitizzazione dei due famosi fuorilegge (realmente esistiti), ammantandoli di benevola leggenda con un’operazione di smaccato romanticismo. L’autore sceglie di edulcorare la realtà dei fatti, tratteggiando i due protagonisti come simpatiche canaglie, spavalde e temerarie, dal fascino irresistibile, evidenziandone il lato ribelle e l’animo indomito, fino a farne due martiri del vivere pericolosamente. L’operazione, sicuramente discutibile dal punto di vista storico, ebbe grande successo all’uscita del film, che riscosse consensi unanimi, accese un certo immaginario popolare e vinse quattro premi Oscar (sceneggiatura, fotografia, canzone e colonna sonora). Sopravvalutato e spesso superficiale nei sui anacronismi forzati, è un film figlio della sua epoca, facilmente accusabile di ingenuità dallo spettatore contemporaneo. La celebre scena finale, pur nella sua enfasi retorica, è un momento particolarmente riuscito, citata in molte opere successive e saldamente impressa nella memoria degli amanti dell’eroismo ribelle. La famosa canzone “Raindrops Keeps Fallin'on My Heart”, legata indissolubilmente alla pellicola, diverrà poi un tormentone.

Voto:
voto: 3,5/5

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