Nei bassifondi della Tokyo post bellica,
un gangster, Matsunaga, scopre di essere malato di tubercolosi. Inizialmente
restio a curarsi, a causa del suo orgoglio che gli impedisce di ammettere ogni
forma di debolezza, sarà convinto dalla perseveranza del dottor Sanada, un
medico alcolizzato carico di profonda umanità. Tra i due uomini, così diversi,
nascerà una strana ma sincera amicizia che però non riuscirà a salvare lo
scriteriato Matsunaga, condannato dalla sua stessa vita criminale dedita al
pericolo. Primo capolavoro del Maestro giapponese e film spartiacque della sua
filmografia. Kurosawa traccia un affresco vivido e memorabile del disordine in
cui versava il suo paese dopo la tragica fine della seconda guerra mondiale,
con questo film magistrale, pervaso da suggestioni noir, che richiama fortemente, per confezione estetica, il
neorealismo italiano. La pellicola ebbe un’enorme influenza sul cinema
giapponese dell’epoca e fu acclamata da tutti i critici che la paragonarono,
per stile, portata e tematica, al capolavoro di De Sica Ladri
di biciclette. Il tema dell’amicizia virile (che è uno dei topoi classici dell’autore) assume qui
la forma di un rapporto di amore-odio tra due perdenti, un rapporto conflittuale
ma anche pregno di stima e di rispetto reciproco, latore di una flebile luce di
speranza per il riscatto sociale di un paese devastato. I due attori, entrambi
straordinari, Takashi Shimura e l’esordiente Toshirō Mifune, diventeranno poi
icone viventi del cinema di Kurosawa. In particolare Mifune, qui già
carismatico nonostante la giovane età, saprà imporsi con talento ed
autorevolezza fino a diventare una star mondiale. Splendida la metafora dello
stagno, il venefico acquitrino posto vicino allo studio medico di Sanada, che
simboleggia il degrado morale di un Giappone annientato, nello spirito oltre
che nel corpo, dalla guerra appena conclusa. Un paese allo sbando, incapace di
reagire, ferito nel proprio orgoglio, afflitto dalla miseria e corroso da
facili tentazioni deprecabili come il crimine e la prostituzione. In tal senso
va letto il significato emblematico della tubercolosi che affligge Matsunaga,
un male subdolo che erode il fisico dall’interno, tracciando un’ideale
sovrapposizione tra il gangster e il suo paese. Memorabile la scena del sogno
di Matsunaga, che vede il suo doppio che cerca di tirarlo dentro una bara, un’inquietante
visione di morte affine al cinema di Bergman. L’edizione italiana dell’opera risulta
danneggiata da una serie di maldestre modifiche apportate all’impianto sonoro
di molte scene, pertanto è consigliabile vedere il film in lingua originale con
sottotitoli.
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