venerdì 18 marzo 2016

Brother (ブラザー, 2000) di Takeshi Kitano

Aniki Yamamoto, membro della yakuza, esce sconfitto da una sanguinosa faida tra clan criminali ed è costretto a lasciare il Giappone. Sbarcato negli Stati Uniti ha evidenti difficoltà di integrazione perché non ne conosce la lingua. Si mette allora sulle tracce di suo fratello minore, Ken, un piccolo spacciatore di droga in lotta perenne contro bande locali di neri e ispanici. L’esperienza e il carisma di Aniki sapranno trasformare la gang di strada di Ken in una delle più pericolose e temute di Los Angeles, ma quando i nostri entreranno in rotta di collisione con la mafia italiana, s’innescherà un irreversibile escalation di morte. La prima trasferta di Kitano fuori dal suo Giappone è un gangster movie cupo e spietato, doloroso nel suo ineluttabile pessimismo antropologico, nonostante qualche tocco ironico sparso qua e là. Fedele alla sua estetica del sangue e della violenza, il regista ci (ri)propone i cruenti rituali della yakuza, esportandoli oltre oceano, senza nulla perdere in furore visivo ma contaminandoli con un senso tutto “americano” della figura del fuorilegge solitario pronto a far valere la propria legge spietata. Il volto da clown triste di “Beat” Kitano, come al solito anche in veste di attore protagonista, è perfetto per questo ennesimo personaggio ruvido dai modi spicci, stavolta con un plus di sottile malinconia dovuto alla trasferta in una realtà a lui aliena. Ma le regole del mondo criminale sono sempre le stesse, a Los Angeles come a Tokyo, ed è questo che sembra dirci questo film del regista nipponico. Non è di certo il suo film più riuscito ma la caratterizzazione sporca e degradata della “città degli angeli” è notevole, un punto di vista nuovo ed originale, perché fornito da occhi stranieri. Il consueto tono crepuscolare, la bizzarra alchimia tra diverse culture e lo stile tagliente, attualizzano l’antologia noir di Kitano con un nuovo capitolo, privo dell’introspezione psicologica dei film precedenti e più vicino al cinema asciutto e selvaggio di Sam Peckinpah. Non è una pellicola fondamentale ma i fans dell’autore di certo gradiranno.

Voto:
voto: 3,5/5

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