martedì 22 marzo 2016

Byzantium (Byzantium, 2012) di Neil Jordan

Due giovani donne, Eleanor e Claire, in evidente fuga da qualcosa, arrivano in una squallida località costiera dove cercano di nascondersi, vivendo di espedienti. Troveranno rifugio nel Byzantium, un vecchio motel fatiscente che la più scaltra Claire, che aveva già intrapreso la via della prostituzione per poter sopravvivere, trasformerà in un bordello. Quando Eleanor incontra Frank, un ragazzo malato con cui stabilisce un’immediata sintonia, gli rivelerà il suo antico segreto: le due ragazze sono creature della notte, vampiri costretti a nutrirsi di sangue umano, hanno circa 200 anni e sono madre e figlia. Intanto in città cominciano una serie di omicidi misteriose e Claire capisce che il loro terribile passato non ha smesso di inseguirle. Neil Jordan ritorna al tema dei vampiri con questo malinconico horror fantasy costruito su atmosfere conturbanti e attraversato da un velato romanticismo gotico. L’andamento reticente della storia è modellato sulla personalità ambigua delle due protagoniste, molto diverse tra loro ma accomunate da un terribile segreto, un dramma interiore che le erode dall’interno e che sarà svelato, progressivamente, a mano a mano che ci si avvicina all’epilogo. Con un’estetica autunnale ed una fotografia elegantemente patinata, l’autore tratteggia un affresco decadente carico di un senso tragico antico, la cui malia oscura ci pervade e ci turba come il fascino sensuale delle due protagoniste: una maliarda Gemma Arterton ed un’angelica Saoirse Ronan. La bellezza del film risiede principalmente nella forza delle immagini barocche, nelle suggestioni intime e crepuscolari che esse emanano, e nel carisma ambiguo e carnale delle due vampire, creature sensuali e terribili, che qui vengono tratteggiate con una notevole complessità interiore, che dona carisma. Peccato che la storia pecchi di originalità, che i dialoghi non siano sempre all’altezza delle situazioni e che la risoluzione finale sia ampiamente prevedibile. Il tentativo di Jordan di mescolare le carte rispetto agli stereotipi vampireschi (l’ambientazione marittima, l’uso delle unghie al posto dei denti, la tolleranza della luce diurna ed una nuova variante del rito oscuro di iniziazione) funziona solo a metà, probabilmente per colpa di una sceneggiatura che non regge al confronto con la sontuosità formale dell’opera. In ogni caso non si può che esser lieti per il ritorno del bravo autore irlandese alle atmosfere ammalianti delle sue pellicole migliori.

Voto:
voto: 3,5/5

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