Due giovani donne, Eleanor e Claire, in evidente
fuga da qualcosa, arrivano in una squallida località costiera dove cercano di
nascondersi, vivendo di espedienti. Troveranno rifugio nel Byzantium, un
vecchio motel fatiscente che la più scaltra Claire, che aveva già intrapreso la
via della prostituzione per poter sopravvivere, trasformerà in un bordello.
Quando Eleanor incontra Frank, un ragazzo malato con cui stabilisce
un’immediata sintonia, gli rivelerà il suo antico segreto: le due ragazze sono
creature della notte, vampiri costretti a nutrirsi di sangue umano, hanno circa
200 anni e sono madre e figlia. Intanto in città cominciano una serie di
omicidi misteriose e Claire capisce che il loro terribile passato non ha smesso
di inseguirle. Neil Jordan ritorna al tema dei vampiri con questo malinconico
horror fantasy costruito su atmosfere conturbanti e attraversato da un velato
romanticismo gotico. L’andamento reticente della storia è modellato sulla
personalità ambigua delle due protagoniste, molto diverse tra loro ma
accomunate da un terribile segreto, un dramma interiore che le erode
dall’interno e che sarà svelato, progressivamente, a mano a mano che ci si
avvicina all’epilogo. Con un’estetica autunnale ed una fotografia elegantemente
patinata, l’autore tratteggia un affresco decadente carico di un senso tragico
antico, la cui malia oscura ci pervade e ci turba come il fascino sensuale
delle due protagoniste: una maliarda Gemma Arterton ed un’angelica Saoirse
Ronan. La bellezza del film risiede principalmente nella forza delle immagini
barocche, nelle suggestioni intime e crepuscolari che esse emanano, e nel
carisma ambiguo e carnale delle due vampire, creature sensuali e terribili, che
qui vengono tratteggiate con una notevole complessità interiore, che dona
carisma. Peccato che la storia pecchi di originalità, che i dialoghi non siano
sempre all’altezza delle situazioni e che la risoluzione finale sia ampiamente
prevedibile. Il tentativo di Jordan di mescolare le carte rispetto agli
stereotipi vampireschi (l’ambientazione marittima, l’uso delle unghie al posto
dei denti, la tolleranza della luce diurna ed una nuova variante del rito
oscuro di iniziazione) funziona solo a metà, probabilmente per colpa di una
sceneggiatura che non regge al confronto con la sontuosità formale dell’opera.
In ogni caso non si può che esser lieti per il ritorno del bravo autore
irlandese alle atmosfere ammalianti delle sue pellicole migliori.
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