Sanjuro, samurai senza padrone, arriva in
un villaggio insanguinato dalla lotta tra due clan rivali. Con un’abile
strategia di doppi giochi, il nostro riesce a porsi al servizio prima dell’una
e poi dell’altra fazione, diventando il baricentro di un machiavellico meccanismo
che farà sì che i due contendenti si distruggano a vicenda. Grande classico del
cinema di Kurosawa, potente film d’azione violenta dal ritmo agile, mitigato da
perfida ironia corrosiva. E’ un film che conferma il talento visivo e narrativo
del regista e ne consolida lo status di grande autore internazionale,
apprezzato in tutto il mondo. Forse ispirato dal goldoniano “Arlecchino servitore di due padroni”,
divenne famosissimo in Italia a causa della disputa legale tra Kurosawa e
Sergio Leone, accusato dal Maestro giapponese di avere spudoratamente copiato
il suo film con il celebre Per
un pugno di dollari, padre dello spaghetti western ed enorme successo
mondiale. Come è noto Kurosawa vinse la causa, ottenendo i diritti esclusivi di
distribuzione del film italiano nel sud est asiatico e il 15% dei suoi incassi worldwide. Il gusto grottesco che
pervade l’opera ne spegne ogni enfasi retorica e raffredda la materia narrativa
eliminando qualunque forma di eroismo. Così i cattivi appaiono come dei balordi
che hanno conseguito il loro potere grazie alla furbizia, mentre il guerriero
solitario (impersonato dal solito grande Toshirô Mifune) non agisce per nobili
scopi o per proteggere i più deboli, ma solo per affermare la propria
superiorità. Il samurai scaltro e amorale di questo film ha costituito il
modello per tutta una serie di cinici anti-eroi ad esso ispirati, a cominciare
dal pistolero senza nome del film di Leone, interpretato da Clint Eastwood. Dal
punto di vista stilistico è un’opera di assoluto rilievo tecnico per le
tecniche di ripresa utilizzate dal regista (come le vorticose carrellate che
ammiccano al grande western epico fordiano), per il montaggio espressivo che
dona alla narrazione un’alta densità drammatica e per l’incredibile dinamismo
conferito alle scene d’azione. Il personaggio di Sanjuro, sempre interpretato
da Mifune, tornerà l’anno successivo nel film omonimo, ancora con regia di Kurosawa,
in una sorta di sequel di Yojinbo. Nel
1996 Walter Hill ne ha diretto un remake ufficiale, il gangster movie Ancora vivo. In giapponese Yojinbo
significa guardia del corpo.
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