giovedì 31 marzo 2016

La sfida del samurai (Yojinbo, 1961) di Akira Kurosawa

Sanjuro, samurai senza padrone, arriva in un villaggio insanguinato dalla lotta tra due clan rivali. Con un’abile strategia di doppi giochi, il nostro riesce a porsi al servizio prima dell’una e poi dell’altra fazione, diventando il baricentro di un machiavellico meccanismo che farà sì che i due contendenti si distruggano a vicenda. Grande classico del cinema di Kurosawa, potente film d’azione violenta dal ritmo agile, mitigato da perfida ironia corrosiva. E’ un film che conferma il talento visivo e narrativo del regista e ne consolida lo status di grande autore internazionale, apprezzato in tutto il mondo. Forse ispirato dal goldoniano “Arlecchino servitore di due padroni”, divenne famosissimo in Italia a causa della disputa legale tra Kurosawa e Sergio Leone, accusato dal Maestro giapponese di avere spudoratamente copiato il suo film con il celebre Per un pugno di dollari, padre dello spaghetti western ed enorme successo mondiale. Come è noto Kurosawa vinse la causa, ottenendo i diritti esclusivi di distribuzione del film italiano nel sud est asiatico e il 15% dei suoi incassi worldwide. Il gusto grottesco che pervade l’opera ne spegne ogni enfasi retorica e raffredda la materia narrativa eliminando qualunque forma di eroismo. Così i cattivi appaiono come dei balordi che hanno conseguito il loro potere grazie alla furbizia, mentre il guerriero solitario (impersonato dal solito grande Toshirô Mifune) non agisce per nobili scopi o per proteggere i più deboli, ma solo per affermare la propria superiorità. Il samurai scaltro e amorale di questo film ha costituito il modello per tutta una serie di cinici anti-eroi ad esso ispirati, a cominciare dal pistolero senza nome del film di Leone, interpretato da Clint Eastwood. Dal punto di vista stilistico è un’opera di assoluto rilievo tecnico per le tecniche di ripresa utilizzate dal regista (come le vorticose carrellate che ammiccano al grande western epico fordiano), per il montaggio espressivo che dona alla narrazione un’alta densità drammatica e per l’incredibile dinamismo conferito alle scene d’azione. Il personaggio di Sanjuro, sempre interpretato da Mifune, tornerà l’anno successivo nel film omonimo, ancora con regia di Kurosawa, in una sorta di sequel di Yojinbo. Nel 1996 Walter Hill ne ha diretto un remake ufficiale, il gangster movie Ancora vivo. In giapponese Yojinbo significa guardia del corpo.

Voto:
voto: 4/5

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