Un uomo vorrebbe fare il cameraman per
conquistare la bella Sally, impiegata alla Metro Goldwyn Mayer, ma è così
maldestro che non riesce mai a realizzare nulla di buono, dimenticando persino
di inserire la pellicola in macchina. Ma, un giorno, un filmato casualmente
ripreso da una scimmietta documenta un suo atto d’eroismo ed il nostro
raggiungerà il successo e l’amore di Sally. Primo lungometraggio di Buster
Keaton, attore protagonista e coregista, non accreditato, insieme a Edward
Sedgwick. E’ il suo primo film girato per la MGM, conosciuto in Italia anche con il titolo
alternativo Io... e la scimmia. E’
uno dei capolavori del geniale attore regista di Piqua, che appartiene alle
pietre miliari del cinema muto per la sua alta genialità sperimentale. Per la
sua carica eversiva, la sua irresistibile forza comica, il suo funambolismo
tecnico e la sua portata concettuale d’avanguardia, può essere considerato, a
pieno diritto, come un magistrale saggio teorico di rottura, che riflette,
criticamente, sul cinema e sulla sua industria con lucido rigore e con
urticante impudenza. La sua forza trascinante è nel ritmo frenetico che ci
offre una mirabolante sequenza di gag umoristiche, molte delle quali sono
rimaste nell’immaginario collettivo, e che testimoniano l’estro creativo del
suo autore/interprete. Dalla partita di baseball in cui Keaton gioca, da solo,
in tutti i ruoli alla corsa a rotta di collo giù per le scale per rispondere
alla telefonata, dalla sequenza in piscina col costume troppo largo alla
guerriglia tra bande di strada a Chinatown, fino all’incontro finale sul
motoscafo in corsa. L’irridente provocazione satirica alla base dell’opera (il
cinema è un mero gesto tecnico riproducibile da chiunque, persino da una
scimmia) stride con l’evidente genialità che deborda da gran parte delle sue
scene, dando vita ad un paradosso meraviglioso, perfettamente attinente al
carattere complesso ed all’esuberanza artistica del suo autore. Nel suo capolavoro
Manhattan,
Woody Allen ha reso omaggio alla scena in cui il cameraman (Keaton) attraversa
l’intera città per raggiungere, ancora telefonicamente, l’amata Sally. Fu il
penultimo film muto della carriera di Keaton ed alcuni già ci intravedono i
sentori di quel declino umano che poi esploderà negli anni successivi, tra
alcolismo e drammi personali.
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