Ellie Arroway è un’astronoma piena di
passione, fortemente convinta dell’esistenza di altre forme di vita
nell’universo. Deve il suo carattere tenace ad un’infanzia dolorosa: già orfana
di madre, perse l’amatissimo padre (che le ha inculcato la passione per le
stelle) a soli 9 anni. Quando viene captato un “messaggio”, che sembra
provenire dalla stella Vega, la donna impegna tutte le sue energie per la
costruzione di un sofisticato mezzo spaziale, le cui istruzioni sono codificate
nella stessa trasmissione misteriosa. Alla fine sarà la stessa Ellie a salire
sull’avveniristica astronave ma resterà sorpresa da ciò che troverà alla fine
del suo viaggio. Dall’omonimo romanzo di Carl Sagan, Zemeckis ha tratto un
vibrante film di fantascienza sul tema sempiterno del contatto tra umani e
alieni, infarcendolo di suggestioni mistiche, riflessioni teologiche, zuccheroso
sentimentalismo e derive new age,
fino a renderlo un sermone un po’ incerto sul rapporto tra scienza e fede.
Diviso in tre parti (l’ascolto galattico, il segnale da Vega e il viaggio
interstellare) più uno splendido prologo sull’infanzia di Ellie, è un cocktail
di molti ingredienti che cerca di puntare in alto, discostandosi dalla
fantascienza “commerciale” hollywoodiana e rivolgendosi verso un intimismo
riflessivo a metà strada tra spiritualità e fantasy. Ma, come in tutti i cocktail
che si rispettano, è la misura dei suoi elementi a determinare il risultato e
qui si esagera un bel po’ nell’ultima parte in cui si scade nella favola
strappalacrime. Anche la conclusione finale della diatriba filosofica alla base
dell’opera (scienza versus fede)
appare, francamente, troppo conciliante e buonista, all’insegna di un
tranquillizzante accomodamento morale che renderà felice il pubblico mainstream formato famiglia, in cerca di
messaggi edificanti. Alla sua uscita ebbe buoni riscontri di critica e
pubblico, e qualcuno scomodò persino assurdi paragoni eccellenti, ma, con un
regista diverso, poteva essere un film meno banale, più problematico e,
probabilmente, migliore. Nel cast Jodie Foster è intensa come sempre, mentre Matthew
McConaughey appare spaesato nel ruolo dell’uomo di fede. Una frase che ben
rappresenta il senso dell’opera potrebbe essere: abbiamo fatto tutta questa
strada per rimanere esattamente dov’eravamo. A voi la scelta su come
interpretarla.
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