martedì 29 marzo 2016

Ubriaco d'amore (Punch-Drunk Love, 2002) di Paul Thomas Anderson

Barry Egan è un nevrotico represso, lunatico e un po’ goffo, probabilmente anche per colpa del suo passato familiare: è cresciuto come unico maschio tra sette sorelle. Quando trova l’amore di una ragazza inglese, Lena, follemente invaghita di lui, la sua vita sembra finalmente acquistare un senso. Commedia stralunata, variopinta e paradossale nel suo incedere sincopato tra romantico e grottesco. E’ un’opera spiazzante nel suo utilizzo irregolare del registro leggero, ma anche per la fusione magmatica di sentimentalismo da fiaba, umorismo surreale, astrazioni parossistiche, estetica postmoderna, cromatismi raffinati e virtuosismi autoreferenziali. Essenzialmente è un film a due livelli: il primo è quello di una commedia romantica leggera, il secondo è quello di un noir notturno fuori di testa sullo stile del Fuori Orario di Scorsese. Al suo quarto film P.T.Anderson sorprende tutti, pubblico e critica, con un’opera suggestiva e raffinata, inevitabilmente di nicchia, un ritorno alla commedia svitata degli anni ’40 di Hawks e di Preston Sturges. L’evidente stranezza della pellicola è ampiamente riscattata da una miriade di invenzioni irresistibili, di idee esplosive, di situazioni esilaranti sospese sul filo tra logico e illogico. Volutamente eccentrico ed enigmatico nella forma, si compiace, di contro, di veicolare un messaggio addirittura banale nella sua semplicità: l’amore è l’unica speranza di salvezza in un mondo retto dal materialismo. L’attenzione maniacale alla composizione visiva trova il suo tripudio espressivo nella memorabile sequenza, immortalata dal poster italiano del film, dell’incontro alle Hawaii tra Barry e Lena, di cui vediamo solo le silouette nel viavai di persone poste in controluce sullo sfondo di una spiaggia colorata. Sospeso tra tenero e amaro, geniale e demenziale, e con un senso del bizzarro non lontano dal cinema dei fratelli Coen, questo affresco coraggioso e un po’ incosciente cerca di essere alternativo a tutti i costi, sfiorando più volte il manierismo.Nel cast segnaliamo Adam Sandler, Emily Watson, Philip Seymour Hoffman e Luis Guzmán. Un ulteriore merito da attribuire al regista è la grande capacità di dirigere gli attori, riuscendo sempre a trarre il meglio da ciascuno di loro. Qui riesce nell’impresa di rendere accettabile persino la recitazione del solitamente inespressivo Adam Sandler. Il film fu insignito del premio alla regia al Festival di Cannes del 2002 dalla giuria presieduta da David Lynch.

La frase:  Sei talmente bella che vorrei fracassarti la faccia con un martello
 
Voto:  
voto: 4/5

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