Barry Egan è un nevrotico represso,
lunatico e un po’ goffo, probabilmente anche per colpa del suo passato
familiare: è cresciuto come unico maschio tra sette sorelle. Quando trova
l’amore di una ragazza inglese, Lena, follemente invaghita di lui, la sua vita
sembra finalmente acquistare un senso. Commedia stralunata, variopinta e
paradossale nel suo incedere sincopato tra romantico e grottesco. E’ un’opera
spiazzante nel suo utilizzo irregolare del registro leggero, ma anche per la
fusione magmatica di sentimentalismo da fiaba, umorismo surreale, astrazioni
parossistiche, estetica postmoderna, cromatismi raffinati e virtuosismi
autoreferenziali. Essenzialmente è un film a due livelli: il primo è quello di
una commedia romantica leggera, il secondo è quello di un noir notturno fuori
di testa sullo stile del Fuori
Orario di Scorsese. Al suo quarto film P.T.Anderson sorprende tutti,
pubblico e critica, con un’opera suggestiva e raffinata, inevitabilmente di
nicchia, un ritorno alla commedia svitata degli anni ’40 di Hawks e di Preston Sturges.
L’evidente stranezza della pellicola è ampiamente riscattata da una miriade di
invenzioni irresistibili, di idee esplosive, di situazioni esilaranti sospese
sul filo tra logico e illogico. Volutamente eccentrico ed enigmatico nella
forma, si compiace, di contro, di veicolare un messaggio addirittura banale
nella sua semplicità: l’amore è l’unica speranza di salvezza in un mondo retto
dal materialismo. L’attenzione maniacale alla composizione visiva trova il suo
tripudio espressivo nella memorabile sequenza, immortalata dal poster italiano
del film, dell’incontro alle Hawaii tra Barry e Lena, di cui vediamo solo le silouette
nel viavai di persone poste in controluce sullo sfondo di una spiaggia
colorata. Sospeso tra tenero e amaro, geniale e demenziale, e con un senso del
bizzarro non lontano dal cinema dei fratelli Coen, questo affresco coraggioso e
un po’ incosciente cerca di essere alternativo a tutti i costi, sfiorando più
volte il manierismo.Nel cast segnaliamo Adam Sandler, Emily Watson, Philip
Seymour Hoffman e Luis Guzmán. Un ulteriore merito da attribuire al regista è la grande capacità di dirigere gli
attori, riuscendo sempre a trarre il meglio da ciascuno di loro. Qui riesce
nell’impresa di rendere accettabile persino la recitazione del solitamente
inespressivo Adam Sandler. Il film fu insignito del premio alla regia al
Festival di Cannes del 2002 dalla giuria presieduta da David Lynch.
La frase: “Sei talmente bella che vorrei fracassarti la faccia con un martello”
La frase: “Sei talmente bella che vorrei fracassarti la faccia con un martello”
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