martedì 29 marzo 2016

Bed Time (Mientras duermes, 2011) di Jaume Balagueró

In un elegante condominio di Barcellona vivono, tra gli altri, la giovane Clara, bella, radiosa, esuberante, ed il portiere César, un sociopatico invidioso pervaso da una perenne angoscia esistenziale, che, sotto le maniere apparentemente gentili, nasconde un disperato e profondo lato oscuro. Incapace di essere felice e di vivere un rapporto sincero con il prossimo, César trascorre il suo tempo a spiare gli altri e gode unicamente nel procurare dolore alle persone che, al contrario di lui, manifestano gioia e serenità. Ben presto Clara diventerà il suo bersaglio primario e la sua insana missione sarà quella di trasformare la vita della donna in un inferno. Il modo di essere della ragazza, del tutto antitetico al suo, stimolerà oltre modo la fantasia morbosa dell’uomo che metterà in atto un piano di abominevole cattiveria. Sinistro horror psicopatologico diretto con efficacia da Balagueró che ritorna, dopo [Rec], al tema degli appartamenti “maledetti” che celano abissi di depravazione, guardando però stavolta principalmente al cinema di Roman Polanski degli anni ’60 e ’70. Per quanto il crudele meccanismo messo in atto dal diabolico portiere non sia sempre credibile, va detto che il film garantisce una suspense eccellente che gioca abilmente con le paure infantili (il mostro che si nasconde sotto al letto) e con quelle tipicamente femminili (lo stalker maniacale dai modi gentili). Concedendosi una sola sequenza splatter, pur di forte impatto, e una di assoluto disgusto, l’autore intende più che altro soffermarsi sulla mente disturbata del suo villain protagonista, a cui il bravo Luis Tosar conferisce una carica oscura, un’inquietante mitezza ed un ghigno sardonico che lo rendono indimenticabile. Attraverso il tortuoso viaggio negli abissi psicologici di César, il regista vuol esplicitare la banalità del male e l’insensatezza dell’orrore, che è tanto più agghiacciante quando si nasconde nelle persone a noi vicine, magari dall’aspetto innocuamente servile. Tra sadismo e morbosità Balagueró costruisce un horror disturbante e spietato che, nonostante l’evidente chirurgica programmaticità nel correre verso un finale inevitabile, regala più di un brivido anche allo spettatore più scafato. Nonostante qualche ridondanza e più di una inverosimiglianza, è un prodotto sopra la media del suo genere.

La frase:Ti cancellerò per sempre quel sorriso dalla faccia

Voto:
voto: 3,5/5

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