In un elegante condominio di Barcellona
vivono, tra gli altri, la giovane Clara, bella, radiosa, esuberante, ed il portiere
César,
un sociopatico invidioso pervaso da una perenne angoscia esistenziale, che,
sotto le maniere apparentemente gentili, nasconde un disperato e profondo lato
oscuro. Incapace di essere felice e di vivere un rapporto sincero con il
prossimo, César trascorre
il suo tempo a spiare gli altri e gode unicamente nel procurare dolore alle
persone che, al contrario di lui, manifestano gioia e serenità. Ben presto
Clara diventerà il suo bersaglio primario e la sua insana missione sarà quella
di trasformare la vita della donna in un inferno. Il modo di essere della
ragazza, del tutto antitetico al suo, stimolerà oltre modo la fantasia morbosa
dell’uomo che metterà in atto un piano di abominevole cattiveria. Sinistro
horror psicopatologico diretto con efficacia da Balagueró che ritorna, dopo [Rec], al tema degli appartamenti
“maledetti” che celano abissi di depravazione, guardando però stavolta principalmente
al cinema di Roman Polanski degli anni ’60 e ’70. Per quanto il crudele
meccanismo messo in atto dal diabolico portiere non sia sempre credibile, va
detto che il film garantisce una suspense eccellente che gioca abilmente con le
paure infantili (il mostro che si nasconde sotto al letto) e con quelle
tipicamente femminili (lo stalker maniacale dai modi gentili). Concedendosi una
sola sequenza splatter, pur di forte impatto, e una di assoluto disgusto,
l’autore intende più che altro soffermarsi sulla mente disturbata del suo villain protagonista, a cui il bravo
Luis Tosar conferisce una carica oscura, un’inquietante mitezza ed un ghigno
sardonico che lo rendono indimenticabile. Attraverso il tortuoso viaggio negli
abissi psicologici di César, il regista vuol esplicitare la banalità del male e
l’insensatezza dell’orrore, che è tanto più agghiacciante quando si nasconde
nelle persone a noi vicine, magari dall’aspetto innocuamente servile. Tra
sadismo e morbosità Balagueró costruisce un horror disturbante e spietato che,
nonostante l’evidente chirurgica programmaticità nel correre verso un finale
inevitabile, regala più di un brivido anche allo spettatore più scafato.
Nonostante qualche ridondanza e più di una inverosimiglianza, è un prodotto
sopra la media del suo genere.
La frase: “Ti
cancellerò per sempre quel sorriso dalla faccia”
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