George è un architetto di mezza età la
cui vita sta andando a rotoli: separato dalla moglie da anni, in pessimi
rapporti col suo unico figlio Sam, adolescente ribelle e tormentato, e adesso
anche disoccupato a causa di divergenze lavorative con lo studio presso cui ha
sempre prestato servizio. Quando scopre di avere i giorni contati, a causa di
un male incurabile, si getta a capofitto nel suo sogno di una vita: abbattere
la rimessa in cui vive per costruire una vera casa, in cima a una scogliera posta
a picco sull’oceano. Coinvolgerà il figlio nell’impresa, cercando di risanare
il rapporto con lui. Artificioso dramma sentimentale con un ottimo cast (Kevin
Kline, Kristin Scott Thomas, Hayden Christensen), diretto dall’artigiano Winkler
nel modo più semplice e furbo: infarcendolo di melassa sentimentale e di enfasi
patetica, per ottenere il maggior numero possibile di lacrime. Ovviamente il
regista punta tutto sulla malattia terminale del protagonista e sul toccante
rapporto tra un padre assente, che cerca di farsi perdonare, ed un figlio
incazzato col mondo, ma che, sotto sotto, ha il cuore tenero. Peccato, perché
in altre mani poteva uscirne un film senz’altro migliore, visti gli attori, i
personaggi e le premesse del plot. Invece, dopo una prima parte più
interessante, si prende la china inesorabile del melodramma lacrimevole, così
fastidiosamente retorico da ottenere l’effetto contrario. Kline però è
bravissimo e garantisce un’interpretazione intensa, che da sola non basta a
risollevare le sorti di un film innocuo. Occasione mancata.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento