giovedì 24 marzo 2016

L'ultimo sogno (Life as a House, 2001) di Irwin Winkler

George è un architetto di mezza età la cui vita sta andando a rotoli: separato dalla moglie da anni, in pessimi rapporti col suo unico figlio Sam, adolescente ribelle e tormentato, e adesso anche disoccupato a causa di divergenze lavorative con lo studio presso cui ha sempre prestato servizio. Quando scopre di avere i giorni contati, a causa di un male incurabile, si getta a capofitto nel suo sogno di una vita: abbattere la rimessa in cui vive per costruire una vera casa, in cima a una scogliera posta a picco sull’oceano. Coinvolgerà il figlio nell’impresa, cercando di risanare il rapporto con lui. Artificioso dramma sentimentale con un ottimo cast (Kevin Kline, Kristin Scott Thomas, Hayden Christensen), diretto dall’artigiano Winkler nel modo più semplice e furbo: infarcendolo di melassa sentimentale e di enfasi patetica, per ottenere il maggior numero possibile di lacrime. Ovviamente il regista punta tutto sulla malattia terminale del protagonista e sul toccante rapporto tra un padre assente, che cerca di farsi perdonare, ed un figlio incazzato col mondo, ma che, sotto sotto, ha il cuore tenero. Peccato, perché in altre mani poteva uscirne un film senz’altro migliore, visti gli attori, i personaggi e le premesse del plot. Invece, dopo una prima parte più interessante, si prende la china inesorabile del melodramma lacrimevole, così fastidiosamente retorico da ottenere l’effetto contrario. Kline però è bravissimo e garantisce un’interpretazione intensa, che da sola non basta a risollevare le sorti di un film innocuo. Occasione mancata.

Voto:
voto: 2,5/5

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