martedì 22 marzo 2016

Orwell 1984 (Nineteen Eighty-Four, 1984) di Michael Radford

In un ipotetico futuro il mondo è diviso in tre super stati retti da regimi totalitari. Londra, che adesso viene chiamata “Pista prima”, è la capitale dello stato di Oceania, che si trova sotto la morsa del Socing (socialismo inglese), una ferrea dittatura che nega ogni libertà, persino quella di pensiero, se non conforme alle direttive del Partito. Sotto il giogo assillante del “Grande Fratello”, capo supremo del Partito, che spia ogni persona attraverso un sistema di telecamere installate ovunque, la vita della gente scorre grigia attraverso un rigido sistema di ritualità omologanti, in cui ogni deviazione, ogni comportamento non conforme, viene punito con il carcere, con la tortura o, nei casi estremi, con la morte. Qui vive Winston Smith, anonimo impiegato presso il Ministero della Verità, che però si occupa della menzogna, in accordo all’artificio mentale ideato dal Socing, chiamato “bispensiero”, con cui il Partito intende manipolare la storia, le idee, le coscienze e persino la memoria collettiva. Winston ha però un ricco mondo interiore che la sferza dell’oligarchia dominante non è riuscita a cancellare e indulge, segretamente, in comportamenti “pericolosi”. Tiene infatti un diario nascosto, dove annota quotidianamente pensieri e ricordi personali, e s’innamora della più giovane Julia con cui allaccia una relazione clandestina (il sesso, come tutti i piaceri personali, era vietato dal regime se non per scopi procreativi nell’ambito del vincolo matrimoniale). Ma i due amanti non sanno che il Partito li tiene d’occhio da tempo e che presto saranno oggetto di un drastico trattamento riabilitativo. Secondo adattamento cinematografico del celebre romanzo “1984”, capolavoro assoluto della letteratura distopica di George Orwell, che ha enormemente influenzato i suoi posteri creando addirittura delle espressioni entrate nel linguaggio comune e nell’immaginario collettivo. La pellicola viene anche considerata, con una certa forzatura concettuale, il remake di Nel 2000 non sorge il sole (1956) di Michael Anderson, che fu il primo adattamento orwelliano per il grande schermo. L’errore da evitare assolutamente è quello di paragonare il film al romanzo, perché, in questo caso, il paragone non regge ed il primo esce, inevitabilmente, con le ossa rotta dall’impari confronto. Michael Radford è un discreto regista, che realizzò il film proprio nell’anno fatidico in cui è ambientato il libro originale (scritto nel 1948), e che, pur non riuscendo mai ad avvicinarsi alla tensione drammatica o all’oppressione psicologica delle pagine di Orwell, ha il merito di saper creare delle scenografie convincenti e delle atmosfere plumbee non prive di fascinazione visionaria. Figurativamente è un’opera eccellente, con un ottimo cast di attori bravissimi (John Hurt, Suzanna Hamilton e Richard Burton nella sua ultima interpretazione) che danno il meglio di sé nei rispettivi iconici ruoli, ed è sicuramente superiore alla precedente versione di Anderson. Ai fans integralisti del romanzo ispiratore probabilmente non piacerà ma, limando le aspettative, può essere considerato come un valido “Bignami” del capolavoro orwelliano.

La frase:Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato.

Voto:
voto: 3,5/5

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