Charlie Babbitt, spigliato venditore di
auto, fa due scoperte alla morte del padre austero e ricco, con cui non aveva
più rapporti da tempo. La prima è di essere stato escluso dall’eredità
dell’enorme patrimonio familiare e la seconda è di avere un fratello maggiore, Raymond,
unico beneficiario della cospicua fortuna economica. Arrabbiato e sorpreso, Charlie
si mette sulle sue tracce, per poi scoprire che Raymond, malato di autismo,
vive da sempre in una clinica psichiatrica, adatta ad accogliere le persone
come lui. Innocuo, pedante nella ripetizione ossessiva dei suoi rituali
quotidiani, carente in diverse attività intellettive ma geniale in altre, Raymond
gli appare come un uomo smarrito e per nulla interessato al fatto di aver
ereditato un patrimonio. Nel tentativo di appropriarsi di quello che considera
suo di diritto, il disinvolto Charlie porta via il fratello dalla casa di cura
e intraprende con lui un lungo viaggio verso la California, sperando di
poterne diventare il tutore legale. Durante il movimentato viaggio avrà modo di
conoscerlo e stabilire un legame con lui. Dramma familiare travestito da road movie, diretto con mestiere da un
regista esperto come Levinson e costruito ad hoc per trionfare agli Oscar
secondo un classico modello hollywoodiano: emozioni a buon mercato, facile
sentimentalismo e retorica edificante. Al di là di questo garantisce un buon
intrattenimento e si fa ricordare per la grande interpretazione di Dustin
Hoffman nei panni di Raymond Babbitt, idiota geniale con cui è facile
empatizzare. La sua performance sfaccettata e le scene ambientate a Las Vegas
valgono, come si suol dire, il prezzo del biglietto. Gli altri personaggi,
peraltro adombrati dalla bravura di Hoffman, sono monolitici e poco
interessanti: un Tom Cruise perfetto nel ruolo del giovane borioso e viziato ed
una Valeria Golino sensuale, ma scialba, e con un pessimo doppiaggio italiano
(peraltro eseguito da lei stessa). La formula “acchiappa premi” messa in opera
dal regista funzionò alla perfezione: il film vinse quattro Oscar “pesanti”
(miglior film, regia, sceneggiatura e Hoffman attore protagonista) e due Golden
Globe.
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