venerdì 18 marzo 2016

Rain Man - L'uomo della pioggia (Rain Man, 1988) di Barry Levinson

Charlie Babbitt, spigliato venditore di auto, fa due scoperte alla morte del padre austero e ricco, con cui non aveva più rapporti da tempo. La prima è di essere stato escluso dall’eredità dell’enorme patrimonio familiare e la seconda è di avere un fratello maggiore, Raymond, unico beneficiario della cospicua fortuna economica. Arrabbiato e sorpreso, Charlie si mette sulle sue tracce, per poi scoprire che Raymond, malato di autismo, vive da sempre in una clinica psichiatrica, adatta ad accogliere le persone come lui. Innocuo, pedante nella ripetizione ossessiva dei suoi rituali quotidiani, carente in diverse attività intellettive ma geniale in altre, Raymond gli appare come un uomo smarrito e per nulla interessato al fatto di aver ereditato un patrimonio. Nel tentativo di appropriarsi di quello che considera suo di diritto, il disinvolto Charlie porta via il fratello dalla casa di cura e intraprende con lui un lungo viaggio verso la California, sperando di poterne diventare il tutore legale. Durante il movimentato viaggio avrà modo di conoscerlo e stabilire un legame con lui. Dramma familiare travestito da road movie, diretto con mestiere da un regista esperto come Levinson e costruito ad hoc per trionfare agli Oscar secondo un classico modello hollywoodiano: emozioni a buon mercato, facile sentimentalismo e retorica edificante. Al di là di questo garantisce un buon intrattenimento e si fa ricordare per la grande interpretazione di Dustin Hoffman nei panni di Raymond Babbitt, idiota geniale con cui è facile empatizzare. La sua performance sfaccettata e le scene ambientate a Las Vegas valgono, come si suol dire, il prezzo del biglietto. Gli altri personaggi, peraltro adombrati dalla bravura di Hoffman, sono monolitici e poco interessanti: un Tom Cruise perfetto nel ruolo del giovane borioso e viziato ed una Valeria Golino sensuale, ma scialba, e con un pessimo doppiaggio italiano (peraltro eseguito da lei stessa). La formula “acchiappa premi” messa in opera dal regista funzionò alla perfezione: il film vinse quattro Oscar “pesanti” (miglior film, regia, sceneggiatura e Hoffman attore protagonista) e due Golden Globe.

Voto:
voto: 3/5

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