lunedì 28 marzo 2016

Evilenko (Evilenko, 2004) di David Grieco

Nell’Unione Sovietica della perestrojka un sanguinario serial killer stuprò, uccise e divorò 55 vittime innocenti, in maggioranza bambini e adolescenti di sesso sia femminile che maschile. Inafferrabile e sistematico, anche grazie alla copertura garantitagli dal KGB per la sua indomita fedeltà al vecchio modello comunista messo in discussione dai fremiti liberali che percorrevano il paese grazie all’opera di Gorbacëv, il “mostro di Rostov” terrorizzò il paese per ben 12 anni, tra il 1978 e il 1990. Sarà catturato da un tenace poliziotto, che gli diede la caccia per anni, ossessionato dal caso, e verrà giustiziato nel 1992. Dal libro “Il comunista che mangiava i bambini”, scritto dallo stesso regista, David Grieco ha tratto un film inchiesta scioccante, ispirato ai veri orripilanti crimini commessi da Andrej Romanovic Cikatilo (qui ribattezzato come Andrej Romanovic Evilenko), il più feroce serial killer del ‘900. Enormemente appassionato al caso, l’autore romano mette in scena un thriller algido, costruito sul meccanismo della caccia all’uomo, che cerca di delineare la psicologia malata dell’orco protagonista evitando accuratamente, per ovvi motivi, di mostrare esplicitamente i suoi nefandi crimini. La scelta estetica di rinunciare ad ogni indulgenza splatter ma di lasciare sempre fuori fuoco le scene cruente, testimonia la mancanza di morbosità dell’opera e la colloca in un posizione più alta rispetto al prodotto di genere per stomaci forti. D’altra parte la tematica, i dialoghi e i contenuti sono così agghiaccianti e orripilanti che bastano e avanzano per scioccare lo spettatore. I punti di forza del film sono, senza dubbio, l’interpretazione terrificante di Malcolm McDowell, che 33 anni dopo Arancia Meccanica dimostra ancora di possedere un incredibile talento nell’impersonare con credibilità un violento psicopatico, e l’interessante correlazione tra schizofrenia e politica. L’affascinante teoria del regista è che il disfacimento dei dogmi comunisti, avviato dalla perestrojka, ed il conseguente senso di smarrimento nazionale causato dalla perdita di un’identità politica collettiva, abbia generato dei “mostri”, ovvero degli individui mentalmente disturbati, sociopatici e pericolosi, pronti ad esprimere il proprio senso di sfacelo interiore attraverso nefande azioni di follia omicida. In tal senso il destino del già disturbato Evilenko (che già quand’era insegnante cercò di violentare una bambina a scuola) viene associato a quello di un intero popolo deluso da un regime che lo ha illuso per anni con slogan di grandezza per poi implodere miseramente su se stesso, dimostrando il fallimento del suo fanatismo ideologico. Peccato però che questi punti a favore vengano poi mortificati da alcune scelte di sceneggiatura francamente poco plausibili come l’ostentazione esagerata del potere ipnotico di Evilenko o la grottesca scena dell’interrogatorio “senza veli”, che suscita il ridicolo involontario. Anche la pavida decisione di approfondire poco il sinistro legame di connivenza tra il killer ed il KGB è un punto a sfavore non da poco. Facendo scelte diverse avrebbe potuto essere uno dei migliori film dedicati ad un assassino seriale. Peccato.

Voto:
voto: 3/5

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