lunedì 5 giugno 2017

Angelo (Angel, 1937) di Ernst Lubitsch

Lady Barker, moglie di un diplomatico inglese, si sente annoiata dalla routine matrimoniale e trascurata dal marito, sempre occupato con i suoi affari. Durante un viaggio a Parigi si concede un'avventura galante con un giovane americano, incontrato in un salotto noto per gli incontri peccaminosi. L'uomo, ammaliato dalla bellezza della donna, la chiama "Angel", ma dopo una serata trascorsa insieme lei scompare nel nulla senza lasciare traccia. L'amante ferito non si dà per vinto e un giorno, per puro caso, scopre di essere amico del marito di "Angel"/Lady Barker. La situazione diventa ingarbugliata ma alla fine sarà il conformismo a prevalere. Melodramma sofisticato e di potente fascino etereo, come la sua splendida protagonista interpretata da una Marlene Dietrich magnetica e sfuggente. E' anche una malinconica commedia degli inganni, con graffi di tagliente perfidia, che, da un lato, denuncia il lassismo delle classi abbienti e, dall'altro, incornicia in maniera memorabile il gioco della seduzione femminile nel suo complesso intreccio tra reticenza e disponibilità, concessione e negazione, svelamento e mistero, in un ipnotico nascondino psicologico che coglie l'essenza stessa della femminilità. La regia di Lubitsch è sontuosa e raffinata, geometrica e misteriosa al tempo stesso, e la Dietrich riesce ad incarnare perfettamente il senso impalpabile e avvolgente di questa pellicola densa di sfumature e di intrecci emotivi. Incredibilmente sottovalutato dalla critica del tempo è uno dei capolavori dell'autore che merita assolutamente il recupero.

Voto:
voto: 4,5/5

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