Nishi,
ex sbirro dai metodi brutali, ha una vita tormentata da rimorsi e dolori: la
moglie malata terminale di leucemia, un collega paralizzato e un altro della
cui morte si sente responsabile. Per estinguere un debito contratto con la
malavita e concedersi un’ultima vacanza al fianco della moglie, Nishi rapina
una banca travestendosi da poliziotto e fugge via con lei dalla città. Ma il
suo passato si metterà presto sulle sue tracce. Cupo dramma esistenziale di Kitano
(come al solito nella doppia veste di regista e attore protagonista), artista
polivalente ed eclettico come questo suo opus
n. 7 che sfugge alla facile catalogazione a causa dei suoi numerosi volti.
Inizialmente è un classico poliziesco, poi diventa un noir d’azione (che ha il suo climax
nella magistrale sequenza della rapina in banca), poi assume toni da
melodramma, thriller stilizzato, per chiudersi in una romanza tragica che
ammicca al cinema italiano d’autore. Furioso ed estroso nel suo oscillare tra
lirismo e violenza, smuove una gamma di emozioni e sensazioni diverse passando
dalla commozione allo shock, forte di un realismo sregolato che mira alla
distruzione dei canoni classici, facendo sembrare il regista una specie di
alieno appena sbarcato sul pianeta cinema. Genialità o follia ? I numerosi fans
di “Beat” Takeshi puntano senza mezzi
termini sulla prima, mentre i suoi non pochi detrattori scommettono tutto sulla
seconda. La verità, come al solito, sta nel mezzo e l’arte di Kitano, come
questo suo eccellente film che va annoverato tra i suoi capolavori, è una
giusta miscela di entrambe le cose. La pellicola fu premiata, non senza
polemiche, con il Leone d’Oro al Festival del Cinema di Venezia, dando
improvvisa risonanza internazionale al regista giapponese. Il titolo Hana-bi vuol dire letteralmente “fiori
di fuoco” ovvero “fuochi d’artificio”. I numerosi quadri che si vedono in molte
scene del film sono opere dello stesso Kitano.
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