mercoledì 7 giugno 2017

Hana-bi - Fiori di fuoco (はなび, 1997) di Takeshi Kitano

Nishi, ex sbirro dai metodi brutali, ha una vita tormentata da rimorsi e dolori: la moglie malata terminale di leucemia, un collega paralizzato e un altro della cui morte si sente responsabile. Per estinguere un debito contratto con la malavita e concedersi un’ultima vacanza al fianco della moglie, Nishi rapina una banca travestendosi da poliziotto e fugge via con lei dalla città. Ma il suo passato si metterà presto sulle sue tracce. Cupo dramma esistenziale di Kitano (come al solito nella doppia veste di regista e attore protagonista), artista polivalente ed eclettico come questo suo opus n. 7 che sfugge alla facile catalogazione a causa dei suoi numerosi volti. Inizialmente è un classico poliziesco, poi diventa un noir d’azione (che ha il suo climax nella magistrale sequenza della rapina in banca), poi assume toni da melodramma, thriller stilizzato, per chiudersi in una romanza tragica che ammicca al cinema italiano d’autore. Furioso ed estroso nel suo oscillare tra lirismo e violenza, smuove una gamma di emozioni e sensazioni diverse passando dalla commozione allo shock, forte di un realismo sregolato che mira alla distruzione dei canoni classici, facendo sembrare il regista una specie di alieno appena sbarcato sul pianeta cinema. Genialità o follia ? I numerosi fans di “Beat” Takeshi puntano senza mezzi termini sulla prima, mentre i suoi non pochi detrattori scommettono tutto sulla seconda. La verità, come al solito, sta nel mezzo e l’arte di Kitano, come questo suo eccellente film che va annoverato tra i suoi capolavori, è una giusta miscela di entrambe le cose. La pellicola fu premiata, non senza polemiche, con il Leone d’Oro al Festival del Cinema di Venezia, dando improvvisa risonanza internazionale al regista giapponese. Il titolo Hana-bi vuol dire letteralmente “fiori di fuoco” ovvero “fuochi d’artificio”. I numerosi quadri che si vedono in molte scene del film sono opere dello stesso Kitano.

Voto:
voto: 4/5

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